Solo una forte azione diplomatica può togliere la parola alle armi e portare la Pace

Da Perugia ad Assisi. In Marcia per chiedere la cessazione della guerra

La Marcia per la Pace di domenica 24 aprile (Foto Roberto Brancolini)

Domenica 24 aprile, alla vigilia della festa della Liberazione, si è svolta la Marcia straordinaria per la Pace e la fraternità da Perugia ad Assisi. La storica marcia, organizzata per la prima volta il 24 settembre 1961 dal pacifista Aldo Capitini, con un percorso a piedi di circa 24 km, giunge alla sessantesima edizione. Normalmente si svolge tra settembre e ottobre, ma la straordinarietà degli eventi che il mondo sta vivendo ha convinto il Comitato ad una convocazione d’urgenza. Mai come in questa occasione si sono incontrate le aspettative del mondo pacifista italiano con gli appelli di Francesco.
Il 27 marzo scorso il Comitato promotore della Marcia della Pace aveva consegnato nelle mani del Papa un appello per la pace in Ucraina con 655.000 firme. “A chiedere la pace non sono i pacifisti ma le vittime della guerra, noi siamo il loro megafono”, ha precisato Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore. “La marcia sarà la prima risposta concreta che daremo al Papa quando ci invita a chiedere a gran voce dai balconi e dalle strade pace. Lo faremo in una maniera seria, non con gli slogan o lo sventolare delle bandiere ma con lo sforzo e l’impegno di chi è angosciato per quegli ucraini che non sono potuti scappare dalle bombe”.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Una iniziativa per esprimere “equivicinanza” alle vittime, “agli ucraini come a tante persone in tanti luoghi del nostro mondo. Per chiedere un forte intervento della comunità internazionale per fermare la ‘terza guerra mondiale a pezzi’ che continua in Yemen, Libia, Siria, Palestina, Israele, Sahel, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Iraq, Somalia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, eccetera. Per questo è importante rilanciare il grido di Papa Francesco sul conflitto in Ucraina: ‘Fermatevi! La guerra è una follia’. Per chiedere di imboccare la via dei negoziati e del disarmo”.
La partenza come sempre è a Perugia. Sono due mesi esatti dall’invasione dell’Ucraina. Si comincia con un minuto di silenzio per tutte le vittime delle guerre. Poi in cammino. Dietro lo striscione di apertura del corteo c’è, come sempre, la lunghissima bandiera arcobaleno. Poi un’altra, quasi altrettanto grande, che di colori ne ha solo due, e non sette: il giallo e il blu dell’Ucraina, che in molti si sono dipinti sul viso, per ribadire la totale vicinanza al popolo ucraino aggredito. Praticamente sono assenti i politici, mentre sono presenti i sindacati Cgil e Cisl, le associazioni laiche e cattoliche, molti giovani.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Sono 156 gli enti locali con i loro gonfaloni e si notano le fasce tricolori dei sindaci di luoghi significativi come Marzabotto e Gioia del Colle, 53 scuole, più di 400 associazioni nazionali e locali. L’intenzione degli organizzatori è chiara: “togliere la parola alle armi e ridarla alla politica”.
“L’unica soluzione è la strada della diplomazia. L’Europa e le potenze internazionali devono costringere Putin a sedersi al tavolo negoziale che salvaguardi l’indipendenza dell’Ucraina”. Purtroppo un compito non facile. Verso la metà del cammino, a mezzogiorno, dal Vaticano arriva in diretta la parola del Papa, che rilancia con forza l’appello della Marcia ai leader del mondo, convinti che l’unica soluzione alla guerra sia la guerra. Qui c’è un popolo, numeroso e inascoltato, che invece chiede diplomazia, negoziati, politica: “A tutti chiedo di accrescere la preghiera per la pace e di avere il coraggio di dire e di manifestare che la pace è possibile”. “Rinnovo l’appello a una tregua pasquale, segno minimo e tangibile di una volontà di pace. Si arresti l’attacco, per venire incontro alle sofferenze della popolazione stremata; ci si fermi, obbedendo alle parole del Risorto, che il giorno di Pasqua ripete ai suoi discepoli: Pace a voi!”
“È triste che in questi giorni, che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani, si senta più il fragore mortale delle armi anziché il suono delle campane che annunciano la risurrezione; ed è triste che le armi stiano sempre più prendendo il posto della parola”. “A questo proposito – aggiunge – saluto e ringrazio i partecipanti alla Marcia straordinaria Perugia Assisi della pace e della fraternità che si svolge oggi, come pure chi ha aderito ad analoghe manifestazioni in altre città d’Italia”. La marcia prosegue e verso le 14 arriva sul piazzale della Basilica di S. Francesco.
Oltre 10.000 i manifestanti presenti, ma si calcola che oltre cinquantamila abbiano partecipato a manifestazioni in altre città. Nessuno nega la gravità criminale dell’invasione russa sull’Ucraina e nessuno meglio di noi, rivedendo i giorni terribili della lotta di liberazione, sa quale sia il prezzo della violenza e della barbarie. Le scelte per la sopravvivenza e la libertà sono troppo spesso scelte drammatiche e difficili da definire. Però non bisogna arrendersi e non bisogna pensare che la pace sia utopia. I profeti hanno il dovere di gridare la pace.

Giovanni Barbieri