“Grazie Giovanni per aver salvato la vita a mio nonno nel 1944”

La lettera della nipote di Alan Garbutt soldato australiano ospitato dalla famiglia Tognarelli a Rossano

Giovanni Tognarelli assieme alla moglie Maria.
Giovanni Tognarelli assieme alla moglie Maria.

A volte accade che le emozioni, quelle forti, arrivino anche da molto lontano; può testimoniarlo Giovanni Tognarelli, una vita di lavoro e di impegno nelle valli di Zeri: postino, falegname, amministratore pubblico e, ancora oggi, mugnaio nel mulino di Castoglio “ereditato” dal padre Luigi. Lui che per più di trent’anni ha consegnato posta a tutte le famiglie dello zerasco e ha conosciuto molto bene quali sentimenti possa provocare una lettera inattesa, nei giorni scorsi si è trovato tra le mani una busta spedita nientemeno che dall’Australia! Sul davanti il suo nome e indirizzo, sul retro quello del mittente. Ed ancora prima di aprire la busta è stato quel cognome, Garbutt, a riportarlo indietro di quasi ottant’anni: un flash ed ecco tornare alla mente l’immagine di Alan, quel giovane soldato australiano, magro, biondo, riservato, fuggito da un campo di prigionia in Pianura Padana, arrivato a Rossano sul finire del 1943, poco dopo il maggiore inglese Gordon Lett che con quei militari, ormai ex prigionieri di guerra, avrebbe dato vita al “Battaglione Internazionale” per combattere i nazifascisti da questa parte del fronte. Nella busta una lettera in italiano e due fogli con le foto di Alan (in divisa ai tempi della guerra e nel 1968 con la moglie Jenny e i figli Rex e Barry) e della famiglia Garbutt oggi. “Egregio Signor Tognarelli – inizia lo scritto firmato Belinda Garbutt-Young – le scrivo perché voglio esprimere la mia profonda gratitudine a nome della mia famiglia”. A distanza di così tanti anni la nipote di Alan Garbutt spiega a Giovanni di aver saputo solo di recente “del ruolo eroico che hai avuto nella vita di mio nonno”.

Una foto del giovane soldato australiano Alan Garbutt.
Una foto del giovane soldato australiano Alan Garbutt.

La famiglia Garbutt vive a Emu Heights, un sobborgo di Sydney, nello stato del Nuovo Galles del Sud. Alan è deceduto nel 1981, quando Belinda aveva solo otto anni: troppo pochi per ascoltare i racconti del nonno. “È stato solo di recente – spiega infatti – che sono stata in grado di ricercare di più sulla sua storia di guerra”, ricerche che le hanno permesso di sapere che la famiglia Tognarelli aveva ospitato il nonno nel mulino nascosto tra i boschi nei dintorni di Castoglio. “Il 22 gennaio 1944 hai salvato la vita a mio nonno – scrive ancora Belinda nella lettera – è difficile per me esprimerti la mia gratitudine. Grazie al tuo coraggio, generosità e gentilezza mio nonno è sopravvissuto alla seconda guerra mondiale ed è tornato in Australia. Si è sposato ed ha avuto due figli. Alan Garbutt ha 15 discendenti diretti, inclusi 10 pronipoti. Dobbiamo la nostra via a te e alla tua famiglia. Senza di te non sarei mai nata”. All’epoca dei fatti Giovanni Tognarelli aveva quattordici anni, ma era un ragazzo cresciuto in fretta. Con l’arrivo dei militari alleati fuggiti dai campi di prigionia italiani si era trovato ad aiutare il papà Luigi a nasconderli dai rastrellamenti tedeschi e fascisti: nel mulino, nei “casoni” sparsi per il rossanese, nei gradili dove si seccavano le castagne, in ogni luogo isolato che potesse dare riparo a quei giovani che parlavano lingue straniere ma che avevano bisogno di aiuto. Ogni giorno era lui a portare a ciascuno di loro un po’ di cibo e le ultime notizie; più volte, all’arrivo del nemico, era corso ad avvertirli del pericolo, a rischio della sua stessa vita. Ricorda come fosse oggi quella volta che venne intercettato da una pattuglia, interrogato e strattonato per un orecchio perché confessasse che stava andando ad avvisare i fuggiaschi. “No, sono venuto a prendere la legna per mia mamma”, aveva risposto approfittando del fatto di trovarsi non lontano da una catasta. Se l’era cavata, e con lui quei giovani nascosti a poche decine di metri.

Foto di gruppo della famiglia Garbutt oggi.
Foto di gruppo della famiglia Garbutt oggi.

Alla famiglia Tognarelli, in segno di gratitudine per l’impegno profuso a favore dei militari inglesi era stata assegnata la Medaglia di Re Giorgio Vi, una delle sole 160 concesse in Italia: episodi sepolti dagli anni, che però per Giovanni sono ricordi che conserva e coltiva ogni giorno. Ma certo non poteva immaginare che anche qualcun altro, dall’altra parte del mondo, stesse venendo a conoscenza dei fatti di quel tempo ormai lontano. “Grazie ancora per tutto quello che hai fatto per Alan e la mia famiglia – si conclude la lettera della nipote di Garbutt – Gli hai permesso di andare avanti e vivere una vita degna e, a tua volta, dai dato la vita a tanti. Spero un giorno di visitare il tuo villaggio, forse potrò anche ringraziarti di persona. Sarebbe meraviglioso”.

Paolo Bissoli