Continua, in questi giorni caratterizzati dalla voglia (spinta dalla necessità) di ripresa, l’altalena delle notizie su di una situazione per la descrizione della quale si è dato fondo al pozzo delle definizioni di segno negativo. In questa altalena i momenti di fiducia sono rappresentati dall’andamento positivo, almeno in Italia e in Europa in generale, della pandemia. Restano aperte le diatribe sui comportamenti più o meno virtuosi delle persone, ma almeno per il momento sembra che il mostro sia stato messo per lo meno sotto controllo.
I momenti negativi sono rappresentati dalle notizie di sempre nuovi studi in base ai quali, sono parole della Commissione Ue, l’economia europea sarebbe in “caduta libera”. Citiamo alcuni dati freschi di giornata.
La zona euro “subirà una contrazione dell’8,7% del Pil nel 2020, mentre l’economia dell’Ue27 si contrarrà dell’8,3%”, in peggioramento rispetto alle previsioni di primavera; una ripresa è pronosticata per il 2021. In Italia il Pil scenderà a -11,2% quest’anno; nei calcoli del mese di maggio era dato a -9,5%. Se ci può consolare (e se vogliamo crederci), dovrebbe risalire al 6,1% nel 2021.
Non si traggono migliori auspici da uno studio della Banca d’Italia: oltre la metà della popolazione dichiara di aver subito una contrazione nel reddito familiare, in seguito alle misure adottate per il contenimento dell’epidemia. L’impatto è stato particolarmente severo per i lavoratori indipendenti.
Anche le aspettative di spesa risentono della situazione economica: oltre la metà degli italiani ritiene che, anche quando l’epidemia sarà terminata, le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno inferiori a quelle pre-crisi.
L’indagine è stata condotta su un campione ristretto di famiglie, ma le valutazioni degli studiosi vanno al di là dei limiti del campione stesso. Non può dunque che far piacere la notizia del varo, sia pure con l’infausta espressione, diventata di moda ai tempi del governo giallo-verde, del “salvo larghe intese”, del decreto-legge che introduce misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale.
Nelle intenzioni del governo, un intervento organico che dovrebbe favorire la semplificazione dei procedimenti amministrativi, l’eliminazione e la velocizzazione di adempimenti burocratici, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, il sostegno all’economia verde e l’attività di impresa.
Avremo modo di tornare sul provvedimento con analisi adeguate, per ora ci basta sottolineare che non c’è più tempo (se mai ce ne è stato) per le schermaglie politiche: le tinte fosche del futuro socio-economico impongono l’abbandono di strategie volte solo a guadagnare punti nei sondaggi in vista del voto reale.
Ci sono momenti in cui viene richiesto un serio impegno per il bene comune: questo è uno di quei momenti!
Antonio Ricci