Il dialogo tra Paesi del Nord e Mediterraneo paga più della voglia di far saltare il tavolo
C’è una contabilità legata all’ epidemia di covid-19 che caratterizzerà la vita sociale dei prossimi anni: è quella della finanza pubblica. Gli effetti economici della pandemia sono stati riassunti dal governo nel documento di Economia e Finanza (Def), un rapporto sul quale viene costruito il bilancio dello Stato.
La pandemia ha ribaltato ogni previsione: consumi -7,2%; investimenti -12,3%; esportazioni: -14,4%; importazioni: -13,5%; prodotto interno lordo: tra -7 e -10%; sono le cifre più significative della depressione economica che ci attende, con effetti sui redditi di imprese e lavoratori facilmente immaginabili, così come sull’occupazione e sul prelievo fiscale sui redditi, che va a finanziare il bilancio dello Stato e la spesa pubblica. Le entrate si ridurranno drasticamente, in un momento in cui lo Stato non solo deve proseguire le sue normali attività e continuare a onorare gli interessi del suo enorme debito pubblico (che salirà dall’attuale 134 al 155-160% del Pil), ma anche finanziare l’aumento della spesa sanitaria e le maggiori richieste di protezione sociale.
Epidemia: i tempi della “fase 2”
Dal 4 maggio
– Riaprono le aziende con autocertificazione; ripartono i cantieri di edilizia pubblica.
– Spostamenti nell’ambito della regione di residenza per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, per motivi di salute e per incontrare congiunti; il tutto nel rispetto delle precauzioni. Fuori regione solo per incombenze contenute nel Dpcm e per il tempo necessario a svolgerle. Le seconde case possono essere raggiunte solo per interventi indispensabili di manutenzione e nell’arco del singolo giorno.
– Passeggiate anche lontano da casa, in due al massimo o con i bambini, rispettando le precauzioni. Accesso ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici nel rispetto della distanza di sicurezza di 1 metro. Passeggiate nei boschi per chi abita in montagna.
– Sì all’attività sportiva all’aperto con distanza di sicurezza di 2 metri. L’attività motoria è ammessa anche lontano dalla propria abitazione. È consentito andare in bicicletta.Dal 18 maggio
– Riaprono esercizi di vendita al dettaglio; riaprono i musei e le mostre tutti con ingressi contingentati e rispetto delle precauzioni.
– Restano sospese le manifestazioni pubbliche.
– Riprendono gli allenamenti di sport di squadra.Dal 1 giugno
– Riaprono bar, ristoranti e simili con ridefinizione degli spazi e dispositivi di protezione individuale. Riaprono estetiste e parrucchieri su appuntamento e dispositivi di protezione individuale.Dopo il 17 giugno
– Si svolgeranno gli esami di maturità con presenza fisica degli studenti nelle scuole e secondo modalità da definire.
Questa fotografia, le cui tinte grigie accomunano tutte le economie europee, ha indotto ad una riflessione a livello Ue sul come intervenire; una riflessione che, in sostanza, ha contrapposto due fronti: da un lato 9 Paesi, tra cui l’Italia, capeggiati dalla Francia, che chiedono di abbandonare le rigide regole di bilancio adottate dal 1999 ad oggi e di poter spendere molto più denaro per sostenere un sistema economico la cui crisi non riguarda più singoli Paesi, ma che è generalizzata.
Dall’altro lato vi sono la Germania e gli Stati fortemente legati alla sua economia, come i Paesi Bassi, che sostengono che operazioni di salvataggio debbano essere effettuate rispettando le regole attuali, non volendo prendersi in carico, nei fatti, gli effetti delle politiche poco attente operate in passato dagli Stati “cicala”.
Al momento questa interlocuzione ha prodotto risultati che possono essere giudicati cautamente positivi. Il Patto di Stabilità del 1999 è stato sospeso, consentendo ad esempio all’Italia di fissare il deficit pubblico dell’anno prossimo all’8% del Pil e non al 2,2%: si tratta, a spanne, di poter aumentare la spesa pubblica di 70-80 miliardi. Il fondo salva-Stati (Mes), nato con l’obiettivo di aiutare i Paesi dell’Unione in difficoltà, darà vita a una nuova linea di credito da 240 miliardi.
Ogni Paese potrà prendere in prestito fino al 2% del suo Pil, per l’Italia circa 37 miliardi. I dettagli verranno trattati nel Consiglio europeo di maggio: per i Paesi filo-germanici il prestito sarà senza condizioni solo se usato per sostenere il finanziamento di spese sanitarie (non meglio definite). Il fronte capeggiato da Parigi e Roma non vuole condizioni.
È questo uno dei punti focali del confronto. L’altro riguarda la possibilità di emettere titoli di debito pubblico europei – gli ormai famosi eurobond o corona bond – garantiti dalla UE. L’idea, avversata dalla Germania, è tramutata nel cosiddetto recovery fund: l’UE emetterà dei titoli (recovery bond), garantiti dai fondi del bilancio comunitario 2021-2027, dopodiché distribuirà i soldi raccolti agli Stati membri, che li utilizzeranno per finanziare la ripresa economica.
Un compromesso in cui sono ancora da discutere i tempi delle emissioni e la quantità. Infine, la Banca europea per gli investimenti (Bei) darà vita a un fondo di garanzia da 25 miliardi per offrire liquidità alle imprese dell’Unione, mentre partirà a giugno un nuovo programma europeo per proteggere i posti di lavoro e i lavoratori durante l’emergenza coronavirus. Il meccanismo sarà temporaneo e concederà prestiti agevolati ai governi, fino a un totale di 100 miliardi al bilancio Ue.
Dal canto suo, la Banca Centrale Europea continuerà, dopo le esitazioni e le gaffe della sua presidente, nella sua politica di acquisti di titoli di Stato, rilasciando quindi nuovo denaro nelle economie europee. L’insieme delle risorse stanziate, esclusi i recovery bond e l’intervento della BCE, ammonta a 540 miliardi.
Davide Tondani