La trattativa è la sola via di uscita dal massacro
Kiew, bombardamenti nel distretto di aprile Brovary (ANSA/ PROTEZIONE CIVILE UCRAINA/SIR)

“In nome di Dio fermate questo massacro. Davanti alle barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi, non ci sono ragioni strategiche che tengano, c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata prima che riduca le città a cimiteri”. L’appello di Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa ha avuto i toni drammatici dell’impotenza di fronte alla minaccia di una catastrofe umanitaria.
È la prima volta da diversi decenni che la scenografia di una guerra combattuta nel cuore dell’Europa entra nelle case. Le conseguenze dei bombardamenti, la dignità di un popolo che non vuole tornare sotto un’oppressione già sperimentata, il suono delle sirene, l’abbandono di ogni sicurezza, la perdita del futuro di chi fugge, donne e bambini che cercano rifugio oltre frontiera, lasciando gli uomini a combattere per ciò che ritengono più prezioso della propria vita. La grande solidarietà di tanti Paesi, confinanti e non.
Non ci sono ragioni che tengano. La guerra è cosa oscena. E il fatto che la si voglia negare dichiarando di fare “operazioni militari speciali” è un inganno che prima o poi anche il popolo russo dovrà riconoscere. Si parla di disinformazione: Putin ha anche cercato di dare ad intendere che per certe scene viste in televisione erano stati utilizzati degli attori… ci vuole una bella fantasia.
Il Papa non ha notizie di ciò che accade soltanto dai circuiti televisivi, che peraltro con grande coraggio dei giornalisti offrono un quadro abbastanza reale di ciò che accade. Se si vuole una voce autorevole di chi è sul campo si può ascoltare il vescovo di Odessa; “Aiutateci a difenderci da questo aggressore che sta bombardando dal cielo le nostre case, scuole, asili nido, ospedali, case di civili. Chiudete il cielo!”. La risposta di Putin è: “Pronti a prendere il controllo totale delle città”.
Non ci sono tregue, malgrado ci siano colloqui tra le parti. Sono tanti coloro che cercano mediazioni diplomatiche. Finora sono tutte cadute nel nulla. Le parti in conflitto non rinunciano a nulla ed è evidente che Putin, se ce la farà, non si fermerà fino a quando non avrà annientato chi ha osato opporsi ai suoi disegni. Ma c’è chi teme che a quel punto tenterà di estendere la sua influenza anche su altri Paesi.
Si sta cercando un altro interlocutore che possa “far ragionare” Putin. Sia pure con mille contraddizioni, la Cina appare come l’unico mediatore che potrebbe avere successo nella composizione tra le parti. Anche perché ha bisogno di salvaguardare i suoi rapporti con l’Occidente. Finora è stata a guardare ma da qualche giorno si mostra meno disposta a sostenere Putin; certo non si dissanguerà per lui. Per questo il dialogo con gli Usa, anche se difficoltoso, resta aperto. È una delle poche buone notizie del momento.

Giovanni Barbieri