Uno strumento ha richiesto poche attenzioni: il pluviometro, rimasto inoperoso mancando quella precipitazione atmosferica per la quale fu concepito nel 1639 dall’abate Benedetto Castelli. Dal 25 febbraio, infatti, non scende una stilla, né la si attende a breve. Fin qui marzo è trascorso del tutto asciutto, per mancanza di pioggia e per la quasi costante secchezza della massa d’aria che ha interessato tutto il Nord e il versante occidentale del Centro Italia. Talora, nei periodi più ventosi, l’aria è rimasta asciutta anche la notte e solo lunedì 14, per copertura nuvolosa e qualche debolissima pioviggine (nevischio in montagna), gli igrometri non hanno accusato il calo diurno tipico delle giornate di tempo stabile e soleggiato.
La settimana in oggetto ha visto gelate piuttosto forti nelle notti da martedì 8 a giovedì 10 e più moderata in quella di venerdì 11. Alla formazione di ghiaccio, si è aggiunta quella di brina man mano che l’atmosfera tranquilla ha permesso, con una maggiore umidità, la ‘gelata bianca’. Per il resto, le temperature massime hanno risentito dell’afflusso freddo, poi della sua attenuazione con il mutare della tramontana in favonio o, ancora, del girare delle correnti da settentrionali a occidentali con l’instaurarsi del regime di brezza: un copione che va avanti da settimane.
La visibilità, non ottimale, ma in alcuni giorni più che buona, è stata condizionata da aerosol atmosferico, fenomeno che riduce la nitidezza dell’orizzonte non a causa dell’umidità, bensì di polveri, fumo e particelle nell’aria. Localmente, anche se a livello generale quasi nulla è mutato, il cenno di pioggerella di lunedì 14 ha consentito ai pluviometri di ‘scattare’; ciò è accaduto nell’area di costa e del versante marittimo delle Apuane, mentre in Lunigiana solo tra Zerasco e Mulazzese.
Dei tre mesi primaverili, va detto che è marzo quello più soggetto a lunghe parentesi siccitose. Aprile e maggio di solito sono più piovosi, se non in quantità, almeno nella frequenza degli episodi, che si distribuiscono in media in 10-11 giorni in ciascuno dei due mesi. Aprile e maggio, nei rispettivi apporti, sono anche meno ondivaghi rispetto a marzo, ben più capriccioso (come settembre) tra edizioni aride ed edizioni ricche di precipitazioni: quando ha davvero voglia di ‘marzeggiare’, non lo ferma nessuno!
Scorrendo i totali di precipitazione di marzo a Pontremoli dal 1878 ad oggi e di altre località lunigianesi man mano che si avviarono le misure, si nota contrasti marcati fra un anno e l’altro, talora sorprendenti perché consecutivi: ad esempio i 605,4 mm che subissarono il marzo 1937, cui fecero seguito, l’anno successivo, i soli 7,2 mm del marzo 1938! L’analisi di lunghe serie storiche, specie quella di Padova (risale al 1725!), o anche le misure esistenti per Milano (dal 1764), Parma, Lucca, Genova, Roma, Palermo e altre città, raccontano gli stessi ‘versi’ del mattelico marzo.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni