Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore

Domenica 23 giugno. Corpus Domini
(Gen 14,18-20;  1Cor 11,23-26;  Lc 9,11-17)

25vangeloIl Signore Gesù predica alle folle, parla loro del regno di Dio, e compie miracoli e guarigioni. I discepoli lo accompagnano, ascoltando le sue parole e assistendo ai suoi miracoli, ma il sole comincia a tramontare, e il pragmatismo ha la meglio sull’ammirazione: si trovano in una zona deserta, e sta facendo buio.
Con un po’ di apprensione, interrompono Gesù: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo”. Ma la risposta del Maestro li spiazza: “Voi stessi date loro da mangiare”.
Il discepolo di Gesù, il Cristiano, non può separare l’annuncio della Parola dai gesti. Se predichiamo l’amore di Dio che si fa carico di ciascuno dei Suoi figli, dobbiamo anche noi dare l’esempio e farci carico dei nostri fratelli. Un annuncio privo di gesti concreti di amore è solo parole al vento, e gesti d’amore immediati privi dell’annuncio non aiutano il fratello a crescere, ma protraggono invece la dipendenza dall’amore altrui (o dall’ipertrofico amore di sé) di chi non conosce (o riconosce) l’amore del Padre.
I discepoli però sollevano una preoccupazione che appare ragionevole: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”. Siamo in tanti, oggi, ad avere paura di donare quel ‘poco’ che abbiamo, e ci giustifichiamo dicendo che non c’è abbastanza per tutti, e che condividendo otterremmo solo una situazione in cui nessuno ha la quantità di risorse (cibo, o denaro, o qualsiasi altra) di cui ha bisogno.
Ma Gesù prende i cinque pani, prende i due pesci, li benedice, li spezza e li distribuisce tra la folla. E per miracolo, non solo pani e pesci sono a sufficienza per tutti, ma ne avanzano anche ben dodici ceste. Il messaggio dietro il miracolo del Maestro però è chiaro: c’è sempre abbastanza per tutti, basta avere il coraggio di condividere.
L’impulso che porta ad accumulare cose per sé e negarle agli altri è la disperazione, a sua volta figlia di una visione distorta del mondo, immaginato come un eterno campo di battaglia, in cui solo i più ‘degni’ (in realtà sempre i più forti o i più furbi) sopravvivono, e dove povertà e inedia sono inevitabili, e non il frutto di un costante vivere al di sopra delle attuali possibilità di una parte della popolazione; il prezzo, pagato da altri, di una ricerca mai soddisfatta di un eternamente elusivo benessere, che, una volta raggiunto, ci sembra sempre troppo poco per i nostri desideri.
Con il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il Figlio ci ricorda che il mondo, invece, è, ancora oggi, quel meraviglioso Eden in cui Dio pose Adamo, in cui ogni uomo può vivere in armonia, e in cui ciascuno può avere quanto gli serve, e niente di meno.

Pierantonio e Davide Furfori