Nasceva un secolo fa, il 30 maggio 1919, a Casola in Lunigiana dove per venti anni è stato sindaco
Un buon numero di coloro che si trovano ad attraversare la Lunigiana non possono fare a meno di interrogarsi sulla presenza di un così gran numero di castelli dalle forme e dagli usi più diversi; Augusto Cesare Ambrosi era solito dire che la nostra è “una regione quasi emblematica, che può essere presa a modello ed utilizzata didatticamente in percorsi di studio… dalla protostoria si arriva addirittura alla seconda metà dell’Ottocento”.
I castelli e le fortificazioni sono state una delle grandi passioni di Ambrosi del quale ricorre in questi giorni il centenario della nascita, avvenuta il 30 maggio 1919 a Casola in Lunigiana, terra di confine che ben rappresentava la sua tempra e il suo carattere di uomo che si sarebbe formato prima all’Istituto Salesiano della Spezia, poi alla facoltà di Lettere dell’Università di Firenze e, infine, sul campo dei suoi innumerevoli interessi.
Il suo desiderio di conoscere e sperimentare, unito all’amore e alla passione per la terra nella quale vive, lo portano infatti ad una visione completa che – come ricordano le figlie Alma e Lucia nella ricca biografia del padre che hanno curato e pubblicato per la “Manfredo Giuliani” – lo portano ad essere giovane escursionista ed orgoglioso alpinista sulle Apuane e quello che oggi chiameremmo volontario della Protezione Civile, impegnato al fianco della Forestale nello spegnimento degli incendi.
La conoscenza sempre più capillare del territorio suscitano in lui un crescente interesse per la speleologia che lo porta alla realizzazione del censimento e rilievo di alcune grotte, prima fra tutte quella di Equi Terme che oggi, a più di mezzo secolo di distanza, è patrimonio di conoscenza di un numero crescente di appassionati e semplici curiosi.
Se una delle sue prime passioni fu quella per la linguistica e le parlate dialettali che lo portano a collaborare alla stesura della Carta dei Dialetti Italiani ed al Vocabolario delle Parlate Liguri, non vi è alcun dubbio che fu l’incontro con l’archeologia quello che ispirò un impegno e una dedizione che avrebbero occupato gran parte del suo tempo per il resto della vita. Gli incontri con Ubaldo Formentini, direttore dei Musei e della biblioteca della Spezia, e con Nino Lamboglia, creatore dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, diedero un contributo determinante al completamento della sua formazione; la nascita, nel 1950, della sezione Lunense dell’Istituto (della quale dal 1975 sarebbe poi stato presidente) lo vedono assiduo collaboratore in particolare con il “Giornale storico della Lunigiana”; nel 1953 è Accademico dell’Accademia di Scienze Storiche e Morali “Capellini”.
Nel 1960 accetta la candidatura nella lista della Democrazia Cristiana per il Comune di Casola e il Consiglio Comunale lo elegge Sindaco, carica che avrebbe poi mantenuto per venti anni. L’esperienza amministrativa si affianca a quella di insegnante e di instancabile appassionato ricercatore oltre che di divulgatore: ne esce una personalità forte e poliedrica in anni determinanti per il nostro presente.
Ambrosi è sindaco in un territorio – la Lunigiana – ancora tutto da scoprire e nel quale le principali risorse arrivano dal passato. La visione è chiara: studiare e valorizzare quanto abbiamo per farne la nostra ricchezza in una prospettiva d’insieme. Quanto riesce a realizzare con le statue stele è emblematico: sono anni nei quali quelle pietre misteriose sono venute alla luce in numero crescente, scoperte e segnalazioni si susseguono.
Ambrosi accorre ogni qual volta è chiamato, ma non si limita a “raccogliere” e pensa a come farne volano per lo sviluppo culturale ed economico del territorio.
Dovranno passare alcuni anni, ma alla fine una parte di quel progetto si realizza e i “sassi” raccolti nel deposito di Casola che lui stesso aveva organizzato trovano spazio nell’allestimento nel castello del Piagnaro, a Pontremoli. Era il 1975 e quel percorso di straordinario fascino avrebbe “resistito” fino al 2015, richiamando migliaia di persone e ispirando il nuovo allestimento. E non a caso che gli spazi scelti furono quelli di un castello: Ambrosi aveva grande interesse per il sistema delle fortificazioni lunigianesi.
Nel 1976 aveva fondato – e fu primo direttore – l’Istituto Lunigianese dei Castelli – e una decina di anni dopo espresse grande soddisfazione quando, nel 1987, venne approvata la legge “Norme per la salvaguardia, il restauro e la valorizzazione dei castelli, delle fortificazioni e dei borghi fortificati della Lunigiana storica” proposta e sostenuta dall’on. Valdo Spini, grazie alla quale alcuni castelli pubblici videro aprire i cantieri per il loro recupero. S
ono seriviti anni e Ambrosi, scomparso nel 2003, non ha visto la conclusione di tutti i lavori, ma molto di quanto oggi vediamo lo dobbiamo a lui.
(Paolo Bissoli)
La passione per la ricerca in Terra di Lunigiana
Il 30 maggio scorso ricorreva il centenario della nascita, a Casola in Lunigiana, di Augusto Cesare Ambrosi, il più innovativo ed eclettico studioso nella seconda metà del Novecento di storia etnografia archeologia della Lunigiana, il cui metodo ha sicuramente una valenza nazionale. Qualcuno si chiederà a che titolo il sottoscritto, Trentino di provenienza, possa scrivere di Augusto Cesare Ambrosi. La vita sociale ed i rapporti tra gli esseri umani hanno lo stesso fluire degli accadimenti cosmici, che dal loro confronto-scontro sono portatori di vita. Quando venticinque anni fa ho incontrato Reana, Maria Pierotti all’anagrafe, di fronte alla mia presentazione qualificata di docente ordinario di economia aziendale non contrappose, come si definirebbero oggi, i suoi due diplomi di laurea in infermieristica e ostetricia, ma mi parlò con entusiasmo di aver avuto come docente alle scuole medie a partire dal 1963 un certo professore dal nome Augusto Cesare Ambrosi, che aveva fatto grandi scoperte in ambito archeologico, storico, etnologico e umanistico.
Alla mia narrazione e descrizione delle caratteristiche del mio paese nella valle del Sarca in Trentino, ricco di frutteti ed in particolare di oliveti, vigneti e di aria temperata, nelle cui vicinanze si erano trovate le palafitte, contrapponeva la magnificenza delle pievi e dei castelli, che costellavano le colline di Lunigiana e il rinvenimento di molte statue stele, catalogate dallo stesso Ambrosi, che aveva come sogno di raggrupparle in originale e come calchi nel castello del Piagnaro di Pontremoli.
Nelle mie ricerche sulla Lunigiana posso affermare che a ogni consultazione di libri o di saggi ho trovato sempre citata una o più opere di Augusto Cesare Ambrosi. È stato agevole trovare i suoi libri in biblioteca a Fivizzano, una quindicina, con argomenti principali riguardanti gli antenati di pietra, le statue stele, castelli e fortezze di Lunigiana, guerrieri dell’età del ferro, riepilogati spesso in guide turistiche con suggerimento di itinerari da proporre agli operatori come validi strumenti per la fruizione del territorio di Lunigiana da parte del grande pubblico amante del tempo libero e, come si definisce oggi, del turismo lento.
Mi ha sorpreso positivamente la sua lungimiranza nel proporre di collocare le statue stele rinvenute in vari luoghi di Lunigiana e Garfagnana in un unico sito per valorizzarne il messaggio universale, individuandone il luogo più significativo nel Castello del Piagnaro di Pontremoli. Questa scelta ha trovato difficoltà di accettazione da parte dei cittadini del comune di Casola in Lunigiana, di cui è stato Sindaco dal 1960 al 1980, che hanno voluto trattenere due statue stele rinvenute sul proprio territorio per conservarle nel museo del borgo, che ormai non è visitabile da circa venti anni, relegando quindi due reperti preziosi al negletto abbandono.Corrado Leoni