Al mattino Gesù era sulla riva

Domenica 4 maggio – Terza di Pasqua
(At 5,27-32.40-41; Ap 5,11.14; Gv 21,1-19)

Ogni anno nella terza domenica di Pasqua la liturgia ci presenta una apparizione di Gesù risorto. Quest’anno leggiamo in una appendice al Vangelo secondo Giovanni il racconto dell’apparizione di Gesù ai discepoli in Galilea e la conferma del primato di Pietro.
1. Io vado a pescare. La delusione dell’apostolo. Protagonista di tutto il racconto è Pietro, il quale dopo la morte e risurrezione di Gesù ritorna in Galilea. Tutto era finito (almeno apparentemente), e Pietro ritorna al suo vecchio mestiere: “Io vado a pescare”.
In questa frase c’è la constatazione di aver fatto una scelta sbagliata quando aveva abbandonato le sue reti per seguire Gesù e diventare pescatore di uomini. “Io vado a pescare”: torno a fare il mio mestiere, dove nessuno mi può insegnare, dove quel poco che riesco a fare mi basta per la mia vita e per la mia famiglia.
La folla che osannava il Messia, la promessa di sedere “su dodici troni a giudicare la dodici tribù di Israele” (Mt 19,28), l’ipotesi di essere la base per la costruzione della Chiesa (Mt 16,18): tutto era finito, tutto era stato un sogno. E meno male che quella notte aveva negato di conoscere Gesù! Aveva almeno salvato la pelle, altrimenti avrebbe potuto perdere anche quella.
2. È il Signore! Pietro torna alla vita di prima, ma non conclude nulla, aggiunge fallimento a fallimento. Non basta conoscere il mestiere, non basta la buona volontà: non siamo in grado di calcolare tutti gli imprevisti.
Oltre al fallimento della pesca, Pietro e collaboratori subiscono l’umiliazione di non poter offrire nulla allo straniero che chiede qualcosa da mangiare. Gesù però non abbandona chi si è fidato di lui, anzi, è già lì sulla spiaggia, già ha preparato “un fuoco di brace con del pesce sopra e del pane”. Ma non vuol fare tutto da solo, vuole anche il contributo dei discepoli: “Portate un po’ del pesce che avete preso ora”.
Ecco che insieme all’alba del nuovo giorno spunta un’altra luce, una luce che si fa strada prima nel cuore del discepolo prediletto che esclana: “È il Signore”. Mentre si dirada il buio della notte, nasce e cresce la luce della fede, la quale non segue un ragionamento, ma viene da una intuizione del cuore e mentre illumina la propria vita, contagia anche quella degli altri.
Infatti Pietro appena sente dire: “È il Signore” si butta in mare per arrivare prima possibile alla riva, per incontrare subito “il suo Signore”.
3. Signore, tu sai che ti voglio bene. Alla fine tutti scompaiono, restano solo Pietro e Gesù, il quale non rimprovera Pietro, non gli fa l’esame di coscienza, non guarda alle sue capacità attitudinali, ma gli chiede una cosa sola: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Anche se il discepolo prediletto di Gesù era un altro, a Pietro viene chiesto un atto d’amore; tutto il resto non conta.
Con quella professione d’amore, più che di fede, Pietro viene riconfermato nel suo incarico

† Alberto