
Nel primo appuntamento pubblico da ministro dell’Interno Salvini smette i panni “delicati” dei 90 giorni di trattative per formare il governo e risfodera toni e affermazioni da campagna elettorale. A Vicenza dice: “Per i clandestini è finita la pacchia, devono fare le valigie con calma, ma se ne devono andare”. A Pozzallo, in Sicilia, crea una crisi diplomatica con la Tunusia: “È un Paese libero e democratico che non sta esportando gentiluomini, ma che spesso e volentieri esporta galeotti”.
La protesta di Tunisi è stata immediata e l’ambasciatore italiano è stato convocato dalle autorità locali. Salvini non ha ancora ben compreso che le sue parole acquistano un rilievo internazionale; soprattutto in un momento in cui l’Italia è osservata speciale la prudenza è doverosa.
Il ministro Minniti aveva stabilito rapporti soprattutto con la Libia e con la Tunisia. L’accordo con la Libia per incentivare il blocco degli scafisti prevede la costruzione di scuole e strade, nonché la fornitura di elicotteri, autovetture, ambulanze, motovedette e corsi per gli ufficiali della Guardia costiera. Per quanto riguarda i rimpatri, con la Tunisia si è stabilito il miglior rapporto: è l’unico Paese che accetta i voli charter (due alla settimana) con 40 “passeggeri” alla volta. In questo modo, il costo è di circa 3.000 euro a persona.
Ci sono anche accordi con Egitto, Nigeria e Gambia, ma con numeri più esigui e non tramite voli charter. Così pure con Pakistan, Bangladesh e Paesi del Sudamerica. Ma ogni migrante deve essere scortato da due agenti e nel caso di voli intercontinentali è necessario utilizzare aerei di linea. Questi trasferimenti costano circa 10.000 euro l’uno: nel 2017 ne sono stati effettuati circa 6.000.
Non è facile sbarazzarsi di 600.000 clandestini presenti sul nostro territorio, ci vuole un’eternità e molti soldi. Se si considera che nell’ultimo anno gli sbarchi sono drasticamente calati – si va da 60.228 dei primi sei mesi del 2017 ai 13.430 del 2018 – forse basterebbe un po’ più di pazienza e di prudenza per non guastare i delicati rapporti intessuti con Paesi già fragili di per sé.
Per quanto riguarda l’accoglienza ai profughi, poi, non va dimenticato che i contributi dovuti alle strutture, circa 35 euro a persona in tutto, arrivano con grosso ritardo.
Domenica hanno sparato a Soumaila Sacko. Era un migrante del Mali. Era un sindacalista dei nuovi schiavi che raccolgono pomodori e arance a due euro l’ora, anche per 15 ore al giorno! In questi giorni i vari leader hanno avuto parole di solidarietà e di incoraggiamento per varie categorie deboli. Per Soumaila Sacko neppure una parola da parte della maggioranza. Conte se ne è ricordato solo nel discorso per la fiducia ma dopo due giorni e dopo molte polemiche. Un po’ troppo tardi.
Giovanni Barbieri