
Domenica 18 febbraio, I domenica di Quaresima
(Gen 9,8-15; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15)
Nella liturgia della parola di questa domenica ci troviamo di fronte al numero quaranta che sottende a tutte e tre le letture ed è anche la durata del tempo di Quaresima nel quale siamo entrati.
Quaranta i giorni e le notti di pioggia nel diluvio universale. Diluvio che prelude alla promessa del Signore di non più inviare le acque per punire la malvagità umana. Anzi Dio assicura una alleanza nuova legata alla comparsa, in tutti i tempi, specie dopo le burrasche, nel cielo dell’arcobaleno.
Quaranta gli anni del percorso nel deserto, dopo il passaggio del Mar Rosso, del popolo ebreo. Quelli furono gli anni della purificazione. Nessuno, a parte Giosuè, tra coloro che avevano lasciato l’Egitto giungerà nella terra promessa: arriveranno soltanto i figli.
Quaranta rappresenta quindi un’intera vita, una preparazione a qualcosa di profondamente nuovo. Lo Spirito di Dio, che vive pienamente nell’uomo Gesù, sospinge con forza lo stesso Gesù ad andare nel deserto e lì essere tentato.
Gli altri sinottici ci dicono che le tentazioni riguardano soprattutto la sua missione. Alla sua presenza stanno satana e gli angeli. Satana (nel brano scritto con lettera minuscola) non è un nome proprio ma una categoria: colui che si pone contro. Lo stesso Gesù usa quel vocabolo riferito a Pietro incapace di accettare lo scandalo della croce.
Si può quindi dire che Gesù è entrato nella sua vita pubblica e, durante tutta la vita, è tentato e spinto ad abbandonare la sua missione così gravosa. Al suo fianco gli angeli, coloro che si mettono al seguito e guardano a Lui per conoscere la via. Oltre i segni, che fanno di questa una pagina di teologia, c’è l’atteggiamento di Gesù che, prima di iniziare il percorso che caratterizza la sua elevata missione, si ritira per pregare, per incontrare il Padre.
È chiaro che il vivere, con tutte le problematiche e complicazioni umane, rischia di appannare la missione. Anche il figlio amato dal Padre sente la necessità di un incontro nello spirito per essere certo di operare, non secondo la propria volontà, ma secondo la volontà di Dio. Anche per noi la Quaresima potrebbe divenire un periodo di ascolto, di conversione e di cammino.
Nel nostro tempo l’ascolto è molto importante ed anche difficile. Siamo abituati a messaggi rumorosi, colorati, ripetuti fino all’ossessione. Nella vita dello spirito, l’invito è già stato fatto per tutti ed è lieve. Proprio perché lieve tale ascolto deve essere attento e capace di condurre all’adesione. L’adesione necessita del colloquio, questo non avviene se non nel silenzio.
Ecco il perché del deserto. Non c’è bisogno né del sole torrido né della sabbia ardente, ma di un atteggiamento di distacco da se stessi e di apertura allo spirito. Alcuni hanno istintivamente un cuore aperto all’amore. Ma la maggior parte degli uomini, senza l’aiuto del Vangelo, rischia di confondere l’amore con l’interesse. Iniziare a comprendere il Vangelo comporta farsi aiutare da coloro che conoscono gli usi, i pensieri, il sapere del tempo nel quale i testi sono stati scritti.
Entrati nello spirito del Vangelo è possibile pregare con parole proprie, con richieste e progetti che non si limitino ai nostri bisogni legati al benessere quotidiano, ma aprano all’accoglienza nei confronti di tutti, a partire dai più deboli. Scegliamoli bene i “fioretti” di questo periodo in modo che ci possano far nutrire alle tre mense che alimentano la vita dello spirito: la parola, l’eucarestia e la carità.
Pier Angelo Sordi