L’8 e il 9 giugno si vota per il nuovo Parlamento europeo

Quasi mezzo miliardo di cittadini chiamati a eleggere 706 parlamentari. Sono 76 quelli assegnati all’Italia

La prima volta fu nel 1979: tutti i cittadini degli Stati membri furono chiamati ad eleggere il Parlamento della Comunità europea, prima erano eletti dai Parlamenti nazionali. Saranno 705 gli eurodeputati più il presidente (che non vota), mai più di 750.
Ogni Stato ha un numero di seggi in base agli abitanti, l’Italia passerà a 76, secondo il trattato di Lisbona il criterio è detto di “proporzionale regressiva”, quindi più un paese è popoloso più grande è il numero di cittadini che ogni singolo eurodeputato rappresenta. Tutti i 27 Paesi hanno lo stesso sistema per eleggere, le elezioni sempre da giovedì alla domenica. La partecipazione al voto è andata calando; le donne elette sono aumentate, nel 2019 circa il 40%.
Il percorso non facile di integrazione fra Stati sovrani inizia nel marzo 1957 quando Francia, Germania Ovest, Italia, Benelux firmarono a Roma l’istituzione di una Comunità economica protesa a diventare politica che è arrivata ad aggregare 27 Stati membri: 1973 Irlanda, Danimarca, Regno Unito (uscirà nel 2020); 1981 Grecia, 1986 Spagna, Portogallo; 1995 Svezia, Finlandia, Austria; 2004 Repubblica Ceca, Lettonia, Lituania, Estonia, Cipro, Malta, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia; 2007 Romania, Bulgaria; 2013 Croazia.
L’azione parlamentare è basata su una aggregazione di partiti che presentano anche il loro candidato a presidente della Commissione europea, ma questo è nominato dal Consiglio d’Europa che rappresenta i singoli Stati e non ha obbligo di scegliere il candidato proposto dai partiti.
Gli “storici” europartiti sono: Partito Popolare Europeo (PPE), Socialisti europei, Alleanza liberali e democratici, Verdi europei, Sinistra europea. Si aggiungono aggregazioni più recenti, che devono superare il 4% di consensi.
Il Parlamento ha sede a Strasburgo, le sue funzioni sono molte, definite dai trattati di Maastricht, che decise l’euro, e di Lisbona. Col Consiglio d’Europa, formato da 15 membri degli Stati, ha diritto di esaminare iniziative legislative presentate dalla Commissione, che ha potere esclusivo di varare le leggi.
Il Parlamento può chiedere di modificare o respingere le proposte elaborate. Partecipa all’approvazione del bilancio, è responsabile dei bilanci della Corte dei Conti. Approva la scelta del presidente della Commissione, e approva o respinge la nomina della Commissione nel suo insieme, esercita controllo politico e supervisione con mozioni di censura, interrogazioni, sollecitazioni all’esecutivo. Istituisce commissioni d’inchiesta, è mediatore per denunce presentate da ogni persona fisica o giuridica residente in Ue. Fa periodici sondaggi dell’opinione pubblica e anche sul Parlamento.
Non avere potere di iniziativa legislativa, come pure il Consiglio d’Europa, è un deficit di democrazia, stesso problema è per alcuni Parlamenti nazionali, come per l’Italia dove molti sono i disegni di legge di iniziativa dei governi che declassano la funzione legislativa del Parlamento.
Fa seduta plenaria a Strasburgo una settimana al mese, due settimane a Bruxelles fa riunioni delle commissioni parlamentari e una settimana si occupa dei gruppi politici. Ha delegazioni per cooperare con gli altri paesi del mondo, partecipa a assemblee multilaterali di gran parte degli Stati e della Nato.
Dialoga con le organizzazioni religiose. Si occupa di emergenze come emigrazione, inquinamento e intelligenza artificiale. Molte sono le attività culturali, elargisce Premi: Sacharov per la libertà di pensiero, tutela dei diritti delle minoranze. Il Carlo Magno a persone attive per l’integrazione e l’unione e a favore dei giovani; il Lux per tematiche di attualità e per le arti.
Dal 2009 per statuto ogni parlamentare ha stipendio di 8.020,53 euro mensili, paga le tasse con imponibile dell’Ue, ha diritto alla pensione a 63 anni, gode di indennità per spese d’ufficio e soggiorno e viaggi realmente sostenute, mai immunità e privilegi a persone riconosciute colpevoli di reati.

(m.l.s.)