Lo splendore della natura nel Golfo dei poeti

Quell’ampia insenatura scoperta fin da tempo antico. Da Lerici a Portovenere, dalle Grazie alla Palmaria, un fascino straordinario che incantò tanti, da Dante fino a Montale

Portovenere all’inizio del Novecento

Non poteva esserci denominazione più bella per l’ampia insenatura del golfo della Spezia e i poeti lo hanno scoperto fin da tempo antico, assai prima che se ne invaghisse lord George Byron.
Il golfo dei poeti (questa è l’espressione trovata nel 1910 dal drammaturgo Sem Benelli) prima era chiamato Luna, poi Ericis Portus ma in omaggio alla dea della bellezza è diventato Portovenere nella sua punta occidentale. Le Grazie sono un altro “nome parlante” di luogo delle delizie, così anche Lerici, etimo che dicono da ilex, ilicis, richiama l’esuberante vegetazione degli elci.
Ennio, padre della poesia latina e rude soldato, capitò nel 205 a.C. nel golfo della Luna e nel poema epico Annales ne disse il fascino straordinario; è il primo fra tanti fino ad arrivare al tempo presente. Venne Dante a dire che Tra Lerice e Turbia la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, se messa a confronto con la ripidezza della montagna del Purgatorio.
La baia di Santa Teresa a LericiLe colline ammantate di olivi hanno tanta dolcezza che Minerva tradisce la sua patria Atene preferendo Portovenere: con questo scambio mitologico Petrarca canta questo arco della rupe ligure. Ma è nella stagione preromantica che arrivano poeti, soprattutto inglesi e vi prendono dimora. Byron arrivò nel 1822, amava meditare nella vasta cavità che da lui prende nome a strapiombo dalla chiesa di San Pietro e il Castello.
Una lapide ricorda Byron come “icona del golfo dei poeti” e “ardito nuotatore che sfidò le onde del mare” da Portovenere a Lerici per incontrarsi con l’amico e poeta Percy Bysshe Shelley che a San Terenzo abitò in villa Magni per quattro anni con la seconda moglie Mary Godwin, ispirata sognatrice che inventò il personaggio di Frankenstein.
Trovò la morte annegando nella baia di Lerici questo visionario e idealista poeta; amava lo scoglio del Tino che chiamò “isola delle Sirene”.

Louis Edouard Fournier, Funerale di Shelley (1889). Liverpool, Walker Art Gallery

Si dà per vera la traversata di 8 o forse 7,5 km fatta a nuoto da Byron prima che arrivasse dall’amico, sembra impresa leggendaria, ma non impossibile, certo è che ogni anno viene assegnata la “coppa Byron” al vincitore della gara di nuoto in ricordo di quella traversata leggendaria o reale che sia stata.
Anche il poeta tedesco Augusto von Platten visse come turista nel golfo dei poeti, amava specialmente l’isola Palmaria cantata in un’epistola metrica e in un bell’epigramma; sul Tino lo affascinavano i “cespi di mirto”, un chiosco disgregato, il faro e un picciol seno e l’onde liete del mare.
Tra Sette e Ottocento generazioni di poeti si spostano posseduti da “un’eterna irrequietezza, caratteristica della poesia romantica”, vagano in uno stato di “desiderio del desiderio”, si sentono in esilio nel mondo.
Gli storici ritengono che il turismo moderno nasca come risposta all’inquietudine romantica: si gira il mondo per placare persistenti trepidazioni emotive: è un’esigenza contrapposta al Grand Tour che prima aveva portato giovani agiati a visitare musei, biblioteche e monumenti per completare la loro formazione e vivere comunicando con la natura e in una dimensione di antica classicità.
Nel golfo spezzino visse giorni felici Carducci in relazione d’amore con Annie. Fu Portovenere a incantare Eugenio Montale, luogo dove ogni ora prossima / è antica. Ogni dubbiezza / ci conduce per mano come una fanciulletta amica.
Il golfo dei poeti visse una stagione culturale molto intensa negli anni del Futurismo con pittori, architetti e poeti, celebre Marinetti; Ettore Cozzani dedicò Il poema del mare. Opere letterarie, convegni, giornate celebrative, concorsi di poesia, Premio LericiPea, pubblicazioni, ricerche storiche, riviste e libri, cinema dicono anche nel presente una buona vivacità creativa e critica.
Poeti di rilievo sono stati nel dopoguerra Giovanni Giudici, Paolo Bertolani. Uno per tutti citiamo Ferruccio Bardotti, ebbe casa natale e sempre ritrovata a Parana sul colle frazione di Mulazzo, era il suo rifugio in uscita dal luogo del lavoro. Per l’estate 2024 a Lerici è pronto un Music Festival. Maria Luisa Simoncelli