Francesco Mastrelli, un pontremolese nella Grande Armée

Soldato di Napoleone, fu nominato comandante della Guardia Nazionale di Pontremoli

Francesco Mastrelli (1795-1871) fotografato nel 1861; sul petto “Medaglia di Sant’Elena”, concessagli da Napoleone

È Francesco Mastrelli quello ritratto nel 1861, con fiero atteggiamento, in questa foto nella divisa da comandante della Guardia Nazionale di Pontremoli. Ma ben prima fu soldato di Napoleone Bonaparte. Come si legge infatti nell’estratto del registro matricolare del “2° reggimento Guardie d’Onore” della Grande Armée, creata dall’Imperatore nel 1804, relativo ai giovani di leva incorporati dal 5 aprile 1813 al 24 giugno 1814, era “figlio di Francesco e Geromina Parasacchi, nato a Pontremoli il 19 maggio 1795. Alto metri 1,80 (un’altezza notevole per l’epoca), aveva viso “lungo”, occhi grigi e una cicatrice sul volto. Tra l’estratto del foglio matricolare e la foto si dipana una vicenda che comprende non solo la famiglia Mastrelli di Pontremoli, ma che ci permette anche di leggere uno spaccato di storia della Lunigiana e della dominazione francese.

Il Palazzo di Mignegno

La leva dei giovani lunigianesi del 1813-14 era stata dettata dalle necessità dell’Impero Francese alla disperata ricerca di reclute per la Grande Armèe che si era dissanguata nelle catastrofiche Campagne di Russia e di Spagna. A tale scopo ogni Dipartimento dell’Impero aveva effettuato una delle tante leve, compreso quello degli Appennini che riforniva molti giovani uomini, spesso neanche ventenni. Nelle pagine del registro citato si trovano le reclute del 2° reggimento Guardie d’Onore provenienti da località del Dipartimento degli Appennini quali Borgotaro, Zeri, Pontremoli, Sarzana, Fivizzano; in particolare le famiglie Caimi, Formaini e, appunto, Mastrelli di Pontremoli, nel periodo aprile 1813 – maggio 1814 fornirono il loro contributo di uomini al Reggimento.
Francesco Mastrelli nasce nel 1795 da una facoltosa famiglia pontremolese che possedeva molte attività commerciali e importanti proprietà immobiliari, a Pontremoli e dintorni; la villa di Teglia (ora villa Ghelfi), il “Palazzo” di Mignegno (ove, si narra, nel 1495 avrebbe dormito per tre notti Carlo VIII di Francia in attesa di attraversare la Cisa per poi essere sconfitto a Fornovo), e il Palazzo Maracchi di Piazza Dodi – Saffi. Il padre era commerciante e imprenditore con anche una bottega in San Colombano dove vendeva tabacco, polvere, canapa ecc. e si era sposato con la pontremolese Geromina Parasacchi.
Nel libro di Giorgio Pellegrinetti “La Lunigiana e l’Impero Francese, 1808 – 1814” a riguardo del Reggimento si legge: “in Lunigiana furono reclutate alcune ‘Guardie d’Onore’, appartenenti alle migliori famiglie”. Si trattava di dieci giovani, tutti appartenenti alla sottoprefettura di Pontremoli, tra i quali “Mastrelli Piero”. Si racconta che, tuttavia, Piero si fece sostituire dal fratello minore Francesco, come d’altronde era pratica diffusa. Francesco avrebbe accettato di sostituire il fratello in cambio di alcuni diritti sull’eredità paterna e in particolare della villa di Teglia. Anche se il Registro matricolare non accenna alla sostituzione (accanto al nominativo, vi era infatti uno spazio apposito), va considerato che probabilmente i fogli matricolari vennero redatti in fretta, in prossimità della incombente campagna del 1813 di Napoleone, quella che precedette il suo primo esilio.
Francesco Mastrelli arrivò al reggimento il 26 agosto 1813 proveniente da Chiavari, capoluogo del Dipartimento, assieme agli altri coscritti della Lunigiana e, appena diciottenne, partecipò alla sanguinosa battaglia di Lipsia (16-18 ottobre), dove venne ferito. Dopo quella sconfitta Napoleone tornò a Parigi da dove, sul finire del gennaio seguente, fu inviato in esilio sull’Isola d’Elba. Il nostro Francesco, seppur giovane, aveva evidentemente capito che l’Epopea Napoleonica era ormai giunta al termine e pensò bene di abbandonare il Reggimento “San Permission” il 9 gennaio 1814 per fare ritorno a Pontremoli. Si racconta che, tornato dalla guerra, trovò che il fratello Piero aveva mancato alla promessa e venduto la villa di Teglia, anche per pagare le salatissime tasse imposte da Napoleone e forse credendo che Francesco non sarebbe tornato vivo dalla sanguinosa campagna di guerra in Germania: un fatto per il quale il giovane serbò per sempre rancore al fratello maggiore.
La memoria orale della famiglia narra anche che Francesco fosse già stato reclutato nel 1812, in occasione della Campagna di Russia, fatto che potrebbe essere suffragato sia dalla già citata “cicatrice sul volto” (insolita sul viso di un giovinetto), sia dall’espressione “tenero d’anni” riportato poi sulla lapide e che poco si addice ad un ragazzo che già ha compiuto i 18 anni. Inoltre c’è la presenza di un’opera teatrale manoscritta, di autore ignoto, ma rinvenuta tra le sue carte e che narra le vicende di Napoleone a Mosca: un altro elemento che indirettamente potrebbe confermare un suo precedente arruolamento. Una volta rientrato a Pontremoli, l’ormai ex guardia d’onore si dedicò agli affari di famiglia tra i quali una fornace da calce a Teglia e la privativa per la vendita del sale che veniva immagazzinato nel “Palazzo” di Mignegno.
Sposò Luigia Pinotti e dal matrimonio nacquero Colomba, Angiola e Girolama Mastrelli. Colomba avrebbe poi sposato il dott. Mario Ferrari di Filattiera, padre dello storico Pietro Ferrari e di Maria Luisa Ceppellini, Carlo Ferrari, Giuseppina Zucchi Castellini e Maria Ferrari che rimase nubile.
Nell’Archivio di Stato di Pontremoli si trovano varie missive nelle quali Francesco Mastrelli rivendica il diritto di comandare la Guardia Nazionale di Pontremoli, come di fatto poi avvenne; inoltre in un altro archivio privato è presente una petizione per rivendicare il diritto di Giuspatronato su un altare della parrocchia di “S. Cristina di Bolsena” a Pontremoli. Ottenne la nomina a Comandante della Guardia Nazionale di Pontremoli nel 1859, ed è in tale veste che lo vediamo in uno dei primi ritratti fotografici di personaggi pontremolesi: una posa nella quale sfoggia, con orgoglio, la sua “Medaglia di Sant’Elena”, concessa da Napoleone Bonaparte a coloro che avevano militato sotto le sue bandiere.
Forse il miglior riassunto della sua vicenda umana si legge nella lapide posta nella cappella della famiglia Ferrari a Filattiera: “Francesco Mastrelli, che le libere istituzioni politiche, insieme alla famiglia, amò sinceramente, tenero d’anni, militò volontario sotto le bandiere di Napoleone il Grande, e fatto ritorno in Patria, ebbe più volte il comando della milizia cittadina. Visse onoratamente 76 anni e, confortato dalla religione, la mattina del 18 dicembre 1871 lasciò la consorte e i figli che, con tributo di lacrime, questa lapide posero”.

Carlo Ferrari