Domenica 8 gennaio – Battesimo del Signore
(Is 42,1-4.6-7 – At 10,34-38 – Mt 3,13-17)
La prima domenica del Tempo Ordinario è l’anello di congiunzione tra la manifestazione di Gesù a Natale e l’inizio del suo ministero. Dopo aver mandato il Figlio, il Padre non lo abbandona, ma lo presenta ufficialmente al popolo di Israele. Tutti i quattro evangelisti insistono sulla voce che viene dal cielo, e sfumano molto il racconto del battesimo, o lo descrivono in maniera indiretta, perché è difficile spiegarne il senso.
1. Vide lo Spirito di Dio venire sopra di lui. Giovanni vede lo Spirito che si posa su Gesù per consacrare la sua missione. Già nel racconto della creazione si dice: “Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque”; durante l’Annunciazione lo Spirito scende su Maria; nella sinagoga di Nazaret Gesù dichiara: “Lo Spirito del Signore è sopra di me”. Quindi l’opera della creazione e quella della redenzione non si compiono senza l’azione dello Spirito, è lui che sta all’inizio di ogni attività, è lui l’anima dell’evangelizzazione, è lui che converte i cuori. Per questo è sempre essenziale mettersi in ascolto dello Spirito, come per sette volte ci viene ripetuto nel libro dell’Apocalisse: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.
2. Questi è il Figlio mio, l’amato. Questa espressione ha un suono particolare agli orecchi degli Israeliti. Nel Primo Testamento il figlio amato è Isacco, il figlio tanto desiderato di Abramo ma che deve essere sacrificato sul monte; inoltre il figlio prediletto è anche Giuseppe, il figlio che Giacobbe amava più di tutti, il quale però viene venduto dai fratelli, e quando arriva in Egitto diventa strumento di salvezza per i fratelli che lo hanno mercanteggiato e per il vecchio padre Giacobbe. Ancora: il figlio prediletto è il titolo attribuito al popolo di Israele, il popolo che Dio ha chiamato dall’Egitto e che predilige a preferenza di tutti i popoli. Queste tipologie si concentrano sulla persona di Gesù e fanno capire la sua missione.
3. In lui ho posto il mio compiacimento. Nel Primo Testamento il compiacimento di Dio si posa sul servo sofferente, un personaggio misterioso ed enigmatico al quale sono dedicati quattro canti nel libro del profeta Isaia (uno proclamato nella liturgia odierna). Questo personaggio, ingiustamente punito, castigato e messo a morte, porta i peccati di molti e diventa causa di salvezza per tutti. Ecco allora che il fatto del battesimo rimane molto in secondo piano, è solo l’occasione dell’apertura dei cieli. Tutta la scena si trasforma in una manifestazione della missione di Gesù e in una presentazione che Dio Padre fa davanti al popolo di Israele. La voce che viene dal cielo proclama che Gesù è il nuovo Isacco da sacrificare sul monte, il nuovo Giuseppe venduto dai fratelli e poi loro salvatore, il servo sofferente che porta i peccati del mondo, il nuovo popolo di Israele destinato ad allargarsi a tutti i popoli.
† Alberto