Domenica 19 maggio – Solennità di Pentecoste
(At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27;16,12-15)
La domenica di Pentecoste chiude il ciclo della Pasqua celebrata per sette settimane e dà inizio alla vita della Chiesa. Senza la Pentecoste, la missione di Gesù sarebbe rimasta un fatto isolato, avvenuto e rinchiuso in un’epoca determinata; invece con la Pentecoste questa missione si estende “fino ai confini della terra”.
Sotto l’azione dello Spirito si rivela la ripercussione che la risurrezione di Gesù ha sull’ordine mondiale.
1. Lo Spirito darà testimonianza di me. Tutta la vita di Gesù si è svolta sotto l’azione dello Spirito. Leggiamo all’inizio dei vangeli riguardo a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”, e ancora: “Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”.
Nella sinagoga di Nazareth Gesù dice: “Lo Spirito del Signore mi ha consacrato con l’unzione”; lo Spirito poi spinge Gesù nel deserto e lo accompagna durante tutto il ministero.
Prima di passare da questo mondo al Padre Gesù promette per i suoi discepoli la stessa consacrazione che anche Lui aveva ricevuto: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13), e poi: “Tra non molti giorni sarete battezzati in Spirito Santo” (At 1,5).
2. Anche voi date testimonianza. Pertanto l’inizio della vita della Chiesa, il suo battesimo di fuoco, avviene sotto l’azione dello Spirito.
Nel giorno di Pentecoste il dono dello Spirito si concretizza materialmente: Gesù salito alla destra del Padre manda il suo Spirito sui discepoli e li consacra ministri del suo amore.
Lo Spirito è il grande artefice di ogni evangelizzazione, è lui che dà la forza di proclamare che Gesù è il Signore (vedi 1Cor 12,3), è lui che trasforma i cuori e li rende capaci di amare come Gesù ha amato noi.
3. Il frutto dello Spirito. Tra le letture di oggi c’è un brano della Lettera ai Galati con il quale San Paolo fa l’elenco dei frutti dello Spirito. Essi sono: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (5,22).
Se questi sono i doni dello Spirito, prima singolarmente e poi come comunità cristiane dobbiamo farci un esame di coscienza. Vivono di fede coloro che sono pieni di risentimenti? Dove è la mitezza, la bontà, la gioia sul volto dei cristiani?
La gioia è piena quando riconosciamo la misericordia di Dio, quando diventiamo attenti ai segni della sua bontà e lo ringraziamo per quanto ogni giorno riceviamo da Lui. Chi accoglie i doni di Dio in modo egoistico non trova la vera gioia; chi invece nei doni ricevuti da Dio trova l’occasione per amarlo con sincera gratitudine e per comunicare il suo amore agli altri, costui ha veramente il cuore pieno di gioia, perché la gioia che viene dal Signore non è qualcosa che ci fa chiudere in noi stessi, che cerca con angoscia di salvarsi dagli attacchi esterni, ma è come un volo che per sua natura si apre verso gli altri e ci spinge verso di loro con le opere di misericordia.
† Alberto