“Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”: questo il titolo del messaggio inviato da Papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace che la Chiesa ha celebrato lo scorso primo gennaio. La pandemia, afferma il Papa, “ci ha fatto piombare nel cuore della notte, destabilizzando la nostra vita ordinaria, mettendo a soqquadro i nostri piani e le nostre abitudini, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di tanti nostri fratelli e sorelle”. In questa situazione Francesco ha preso atto che sono stati toccati alcuni nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere contraddizioni e disuguaglianze: “un tale senso di sconfitta e amarezza – afferma il Papa – indebolisce gli sforzi spesi per la pace e provoca conflitti sociali, frustrazioni e violenze di vario genere”.
A quasi tre anni dall’inizio della pandemia Papa Bergoglio invita tutti a interrogarsi: che cosa abbiamo imparato dalla pandemia? Quali nuovi cammini intraprendere per “osare la novità” per rendere migliore il nostro mondo?
La più grande lezione del Covid-19 per il Papa è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri e che l’eccessiva fiducia riposta nel progresso ha generato un mondo che corre a grande velocità producendo “squilibri, ingiustizie, povertà ed emarginazioni alimentano malesseri e conflitti, e generano violenze e anche guerre”. La pandemia ha inoltre mostrato che le risposte più efficaci sono state quelle in cui gruppi sociali, istituzioni e organizzazioni internazionali hanno agito uniti, lasciando da parte interessi particolari: una concretizzazione dell’ideale di fraternità che Francesco individua come miglior aiuto per superare le crisi personali, sociali e mondiali.
Alla pandemia è succeduta la sciagura della guerra in Ucraina che “miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali”. Questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti esistenti, per Francesco rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte. Il Santo Padre constata amaramente che “per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate”.
Il Papa chiede per questo di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, permettere cioè che Dio trasformi il modo di interpretare la realtà, abbandonando la pretesa di pensare solo ai nostri interessi personali o nazionali, e mettere al centro “un ‘noi’ aperto alla fraternità universale” che ci impegni per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta. Ma Francesco chiede anche di “far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione”, cioè – esplicita il Papa – garantire la salute pubblica per tutti, promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti, prendersi cura del Pianeta affrontando con misure efficaci il cambiamento climatico, ridurre le disuguaglianze e garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti, sviluppare politiche adeguate di accoglienza e integrazione nei confronti dei migranti “e di coloro che vivono come scartati nelle nostre società”. Un programma che chiama ad un nuovo impegno le comunità cristiane a fianco degli uomini di buona volontà per costruire un mondo nuovo fondato su amore, giustizia e pace.