Salvini, la padella e la brace
Il ministro dell'Interno, Salvini, a Washington con il segretario di stato Usa, Pompeo
Il ministro dell’Interno, Salvini, a Washington con il segretario di stato Usa, Pompeo

Sembra impossibile, ma non appare così; d’altra parte sembrerebbe il dono di Matteo Salvini quello di prospettare come realizzabili interventi di ordine politico ed economico da tutti – o per lo meno da tutti quelli che non lo seguono in modo acritico – ritenuti chimere al di là di ogni possibile speranza di realizzazione.
Così un viaggio che decine di politici italiani hanno compiuto prima di lui – a cominciare da De Gasperi nell’immediato dopo guerra – e che perciò non avrebbe niente di sensazionale diventa l’ennesima sceneggiata ad uso dei social media con l’unico intento apparente di affermare una consonanza di idee con il modello mondiale del sovranismo, Donald Trump.
Se si mettono in fila le prese di posizione di Salvini a livello internazionale, si può facilmente vedere una logica dell’assurdo posta ad orientare le stesse.
Da una parte, improperi ed offese dirette su ogni personaggio che abbia un minimo rilievo nella Ue, unite a prese di distanza e minacce contro la stessa istituzione; dall’altra baci e abbracci con Orban e compagni, con la Cina, con Putin e, finalmente, con Trump o i suoi rappresentanti.
Non sappiamo se Bersani abbia mai posto il diritto d’autore sulle battute che lo hanno reso famoso nei talk show, ma, a costo di una qualche richiesta di risarcimento, pensiamo che un bel: “Ma siamo pazzi?” con la simpatica cadenza emiliana sorga proprio spontaneo.
Ci si vuole dare ad intendere che la comprensione, a livello economico, che dichiariamo di non ricevere dall’Unione europea potremmo riceverla da Pechino, Mosca o Washington? Veramente qualcuno pensa che il nostro Paese, pur con tutte le sue eccellenze e qualità possa diventare “interlocutore privilegiato degli Usa”? C’è qualcuno che si illude che andando per conto suo l’Italia possa stabilire rapporti paritari con i colossi dell’economia mondiale? Ma quel dominio della finanza sulla politica che sempre Salvini e Di Maio tirano in ballo dove nasce? dove sta di casa?
È vero, l’Europa ha goduto a più riprese dell’aiuto degli Stati Uniti. uno per tutti: l’intervento decisivo nella II guerra mondiale e nelle ricostruzione post bellica; ma erano altri tempi, altri presidenti, che sapevano conciliare gli interessi Usa (mai dimenticati) con la difesa di un sistema ideologico messo a rischio dall’aggressione di altre ideologie.
Un Trump che sembra ogni giorno spostare un po’ più avanti il confine dello slogan “America first”, come può conciliare questa idea con la casereccia e scopiazzata “prima gli Italiani” del nostro ministro dell’Interno? Sembra fin troppo facile giungere a una considerazione: se davvero l’asse Francia -Germania rappresenta la padella nella quale le grandi forze politiche e finanziarie si divertono a far cuocere l’Italia, siamo sicuri di star meglio andando a finire direttamente sulla brace?

Antonio Ricci