
Non saranno gli ultimi tre giorni del mese a scombinare il quadro ormai chiaro dell’andamento del febbraio 2019. In attesa di avere tutte le carte in tavola, si può già guardare indietro e notare come, ad un avvio decisamente perturbato, abbia fatto seguito un lungo periodo di tranquillità atmosferica, ad eccezione del secondo e più modesto episodio piovoso sul finire della prima decade. Il cielo spesso sereno e le marcate escursioni termiche sono stati i tratti dominanti del terzo ed ultimo atto dell’inverno.
La mente torna al gelo intenso dello scorso anno nel 26 febbraio e nei giorni successivi. Splendeva il sole nello stesso giorno di questo 2019, ma c’erano 20°C in meno! La temperatura rimase sotto lo zero tutto il dì e il vento forte, rafficoso e crudo di tramontana dettava condizioni severe, da pieno inverno, che non erano state sperimentate in gennaio e giunsero in ritardo solo a fine stagione, ormai alle soglie della primavera.
Quest’anno, al contrario, dopo una congrua dose di freddo a gennaio, febbraio ha aperto le cateratte del cielo a mo’ di presentazione nei giorni 1 e 2 , ma poi si è addolcito progressivamente mantenendo residui di freddo giusto la notte e nelle prime ore del mattino.
Vari sono i precedenti anticiclonici e miti da parte del terzo e più corto mese invernale: quel che è accaduto nei giorni scorsi, pertanto, è la ripetizione di condizioni già sperimentate in passato, con la differenza che, da più di trent’anni ormai, episodi del genere vanno facendosi più frequenti, mentre più rari sono quelli di segno opposto.
Dal 19 al 26, per fare un po’ di cronaca, tre giorni di cielo misto si sono alternati a quattro di prevalente sereno, con il più sgombro di nubi coinciso con sabato 23. A parte la foschia rivista il 19 e il 20, qualche brinata, il vento più forte e più freddo il 23 e il 24, non sono molti i fenomeni da commentare. Straordinaria, piuttosto, è stata la visibilità, grazie alla secchezza della massa d’aria: più volte, ed anche domenica 24, è bastato portarsi su alture panoramiche per contemplare visioni dantesche a perdita d’occhio, dalla Corsica alle Alpi Marittime, fino alle Cozie con la inconfondibile sagoma del Monviso, e dall’Arcipelago Toscano, alle Alpi Apuane, alla catena appenninica ligure e tosco-emiliana.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni