Settembre 1938: l’infamia delle leggi razziali nella Scuola

Già a luglio era stato approvato il Manifesto della razza; poi ad agosto era stata fondata la rivista “La difesa della razza”. Il 5 settembre fu varata la legge che colpiva la scuola che, secondo il Regime, doveva liberarsi dagli ebrei e che portò alla cacciata di quasi trecento docenti e ricercatori. A novembre, infine, sarebbe arrivato il Testo Unico

34Hitler_MussoliniL’anniversario delle Leggi Razziali ci spinge ad invitare a conservare la memoria e vigilare con la ragione è un dovere per conoscere la storia e non essere condannati a ripeterne gli errori, processo di cui ci sono oggi avvisaglie. Antisemitismo e razzismo diventarono pratica politica in Italia in vista dell’invasione armata dell’Etiopia; si intensificò la propaganda della superiorità della razza ariana italiana, non delle differenze etniche e biologiche dalle altre che era stata tesi del Positivismo a sostegno del colonialismo (tesi oggi smentita dalla scienza genetica che dimostra che le razze non esistono, esiste unica la razza umana).
Proclamato l’Impero dell’AOI, impresa che portò al massimo il consenso al regime, Mussolini impone rigorosa discriminazione razziale con i “negri” d’Africa: nessun incrocio matrimoniale con loro, separati e senza cittadinanza. Il razzismo fascista è diverso da quello nazista, nasce da un’idea personale del Duce: ritiene che “la razza si può fare”, mette in atto operazioni per formare un nuovo italiano, perseguita le minoranze linguistiche slave, francesi valdostane e tedesche altoatesine, mira a una rivoluzione nazionalista e antropologica contro un nemico che dal 1938 sono prima di tutto gli ebrei.
Con la complicità del silenzio di molti cattedratici, e dieci ne furono firmatari, a luglio fu approvato il Manifesto della razza, ad agosto fu fondata la rivista “La difesa della razza” e il 5 settembre fu varata la legge che colpisce e svuota di quasi 300 docenti e ricercatori la scuola, che doveva liberarsi dagli ebrei, molti dei quali erano l’eccellenza della cultura italiana.

Quella firma a San Rossore: Pisa non ha dimenticato

La “buona” e la “cattiva” razza in una vignetta della fine degli anni Trenta
La “buona” e la “cattiva” razza in una vignetta della fine degli anni Trenta

Per fare il male ci vuole sempre un complice: ce lo dice Manzoni nel suo grande romanzo, lo hanno confermato professori universitari e accademici italiani il 5 settembre nella Tenuta di San Rossore dove il re d’Italia, di ritorno da una battuta di caccia, nel 1938 firmò il decreto che imponeva un’altra caccia: l’espulsione da tutte le scuole pubbliche italiane di cittadini colpevoli di essere ebrei. È stato denunciato il sostegno dato da numerosi cattedratici alle tesi antiscientifiche della discriminazione razziale o per averle accolte da parte di altri nel silenzio rendendosi anch’essi complici. Una macchia indelebile per il mondo accademico di cui hanno chiesto scusa alla comunità ebraica i rettori delle Università toscane. Fu una vergogna e bisogna farne memoria altrimenti tali infamie si possono ripetere e oggi ci sono segnali preoccupanti; proprio per questo è stato sentito un forte dovere morale e istituzionale denunciare le responsabilità. Solo a Pisa furono espulsi venti professori e quasi trecento studenti. Gli atti significativi della Giornata sono stati deporre una corona d’alloro al Cimitero monumentale ebraico e davanti alla lapide nella Tenuta, luogo della firma delle leggi razziali. Sono state presentate varie iniziative che nei mesi prossimi coinvolgeranno studenti e tutti per educare e riflettere sul rispetto delle diversità con progetti efficaci rivolti ai giovani. Sono organizzate dalle Università della Toscana e finanziate dalla Regione. Un primo evento è stata l’inaugurazione della mostra “1938 – la storia” del Museo della Shoah di Roma. Nel 1938 emessi 180 decreti razzisti del fascismo di enorme gravità e tragiche conseguenze.

Queste le aberranti affermazioni: le razze umane esistono, ci sono quelle piccole e grandi, la popolazione dell’Italia attuale è ariana, la composizione razziale italiana è immutata da un millennio [si vuol ignorare che dopo i Longobardi si sono incrociati tanti altri popoli e forse in questo sta la matrice della nostra genialità], esiste una razza pura italiana alla quale gli ebrei non appartengono e che nessun ibridismo deve contaminare.
Per gradi Mussolini consolida il suo esperimento totalitario scaricando sullo stereotipo dell’ebreo usuraio e “plutocrate” tutta la colpa di quello che non funzionava dopo la risposta dell’autarchia alle sanzioni per l’invasione dell’Etiopia con caduta del reddito agricolo. Una feroce propaganda antisemita porta il 15 novembre al Testo Unico, che il re avrebbe potuto non firmare, che coordina tutte le norme che espellono gli ebrei, 50mila cittadini italiani che avevano contribuito alla vita del paese, da uffici pubblici, banche, esercito, commercio, con vantaggio di chi occupò il loro posto di lavoro o ne prese i patrimoni.
Sono leggi infami passate senza proteste, per opportunismo, per la confusione del momento, accettate come necessità dello Stato. Lo storico Emilio Gentile osserva che i giovani universitari, anche quelli poi militanti antifascisti, considerarono valore il radicalismo dell’odio, per ambizione razziale e per la creata coscienza imperiale di popolo dominante.
Renzo De Felice, massimo studioso del fascismo, osserva che i cattolici in cuor loro erano quasi tutti nettamente contrari alle leggi antiebraiche, però le gerarchie e i giornali preferirono non correre rischi e, pur non accettandolo, abbandonarono quasi del tutto ogni polemica contro l’antisemitismo anche per salvaguardare il Concordato.
Padre Agostino Gemelli, rettore della Cattolica, continua la linea del castigo del “popolo deicida”, ma poi aiutò gli ebrei. Papa Pio XI con coraggio aveva condannato il razzismo perché idolatrica religione della razza, non per le implicazioni politiche; così Pio XII tace sull’antisemitismo, più preoccupato contro il bolscevismo.
Accanto a chi perseguitò ci furono però molti che protessero gli ebrei. Le leggi razziali furono abolite per gradi, hanno avuto scarsa eco nella stampa e nei testi scolastici del dopoguerra ed è una rimozione colpevole, soltanto nel 1987 Giovanni Spadolini promosse risarcimenti e la fine definitiva alle leggi che erano state premessa della deportazione e dello sterminio. Il razzismo portò alle ceneri disperse nel vento di tante persone diventate un numero, come ora lo sono i migranti affogati nel mare.
Due testimonianze: Liliana Segre superstite alla Shoah soffre per l’indifferenza di allora e di oggi e Lia Levi usa frasi di giornali di oggi per parlare delle infamie di 80 anni fa. Inquietante coincidenza.

Maria Luisa Simoncelli