Le Alpi Apuane, montagne leggendarie

Ci sono libri che si scrivono di getto e vedono la luce nel breve volgere di poche settimane o di qualche mese. E altri la cui stesura ci accompagna per buona parte della vita: prima l’idea, poi il progetto, infine il rincorrersi delle parole. “Apua Mater. Le montagne leggendarie” (Impressum edizioni, 300 pagine, ottobre 2023), ultima fatica di Costantino Paolicchi, appartiene a questa seconda categoria.
L’autore, versiliese trapiantato in Lunigiana, lo aveva in cantiere da più di trent’anni, ma l’ha lasciato sedimentare, quasi a non voler staccarsi da un piacevole compagno di strada. Nel frattempo Paolicchi di strada artistica (tra letteratura e pittura) ne ha percorsa tanta, tra marmi e montagne, paesi e persone, luoghi e racconti.
Infine è arrivato il momento di quest’opera, ancora una volta dedicata alle Alpi Apuane, con le quali l’autore ha stabilito una sorta di simbiosi. Ne esce così un succedersi di capitoli, storie che descrivono le montagne, la gente che le ha abitate lungo i millenni, l’ambiente che formano, gli scenari che ci regalano e che mutano con il succedersi delle stagioni.
Si inizia con i “Cacciatori di rinoceronti” e si finisce proprio con “Apua Mater”: tra loro altri sedici affreschi all’interno dei quali Costantino Paolicchi colloca, tra gli altri, “I misteri delle Statue Stele”, quelle della Lunigiana orientale ritrovate proprio ai piedi delle Apuane che là si fanno davvero incombenti sul territorio, conferendo al paesaggio una suggestione del tutto particolare, dove il tempo sembra immutabile nel suo scorrere apparentemente lento.
E poi c’è la “sua” montagna, quella che con il suo ampio profilo domina tutta la Versilia: “Il Monte Altissimo” che per Paolicchi è “la montagna di Michelangelo”, con buona pace di tutti i carrarini che pensavano che il grande artista del Rinascimento fosse innamorato delle cave di Carrara!
Fra i capitoli si snoda un percorso a tratti sorprendente, sempre ben riusciti; un vero e proprio cammeo è la citazione, inserita nella breve introduzione, della nascita del paese di Arni.
Questa comunità, proprio al centro delle Apuane, è spesso sinonimo di isolamento e di vita difficile; Costantino Paolicchi, invece, ce lo descrive come il frutto prezioso della Creazione, riproponendoci la leggenda antica secondo la quale al Padreterno, all’inizio dei tempi, era rimasto solo un piccolo seme in fondo al sacco, troppo piccolo perché si potesse sperare desse buoni frutti.
Gettato nell’Universo e arrivato sulla terra, finì in mezzo a quelle montagne appena sorte dal mare: così nacque Arni “che ancora pulsa di vita – scrive l’autore – nel cuore vasto e potente delle Apuane”.
Attorno a questo poderoso fulcro di roccia, alzatosi di prepotenza dalle acque, ruota un caleidoscopio che affascina anche il lettore distratto, complice il magnetismo di un ampio album fotografico che, grazie anche alla scelta di un’edizione di grande formato, propone immagini che davvero permettono al lettore di calarsi nel racconto. Foto di tanti autori diversi che hanno messo a disposizione scatti attuali o di un tempo passato, realizzati e raccolti nei lunghi anni di gestazione dell’opera.
Un viaggio nei millenni che non deve essere compiuto necessariamente attraverso una lettura cronologica, ma che si può gustare anche comodamente seduti dentro una macchina del tempo.
E allora, aprendo a caso il libro, ecco Castelnuovo Magra, Fosdinovo e “l’ombra di Dante”; ecco il Monte Forato e la sua leggenda, ecco le vie dei pellegrini lungo la Garfagnana, ecco il Pisanino, e ancora Carrara, la città del marmo, e Massaciuccoli con il suo lago e… tanto altro ancora, perché di queste Apuane leggendarie possa restare memoria.

Paolo Bissoli