“Un esercizio di democrazia” che ha bisogno degli elettori!
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

“è stato un bellissimo esercizio di democrazia e tutto si è svolto in maniera ordinata e partecipata”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi fa’ il bilancio dei due giorni elettorali: l’affluenza alle urne è stata sotto il 50%, c’è un dato “su cui dovremo riflettere”. In tutta Italia si è assistito a defezioni dell’ultima ora da parte di presidenti di seggio e di scrutatori. A Milano si sono dovute sostituire il 47% dei presidenti di seggio e il 50% degli scrutatori, a Roma il 38% di presidenti di seggio, a Napoli il 26,5%. Il fenomeno è significativo e corrisponde alla disaffezione della gente nei confronti delle elezioni, denunciando la distanza dalla politica. Sarà anche un bell’esercizio di democrazia visto che tutto si è svolto in maniera ordinata, peccato che un cittadino su due abbia disertato le urne.

L’astensionismo pervade tutta l’Unione Europea in quanto la media dell’affluenza alle urne si attesta attorno al 51% in linea con le consultazioni del 2019. La percentuale, in Italia, sarebbe stata ancora più pesante se non ci fosse stata la concomitanza con le tante elezioni comunali e quelle della regione Piemonte. Secondo le stime di YouTrend, in media nei comuni dove si votava solo per le europee l’affluenza è stata del 42,2%, mentre dove si votava anche per le amministrative è stata del 62,8%. Sono mesi che gli italiani sono angariati da una costante campagna elettorale. Sardegna, Abruzzo, Basilicata… ogni volta si tratta di vita o di morte. Ora si spera di avere un po’ di tregua e che si pensi a governare e non ad accaparrare voti. Sono naufragati Calenda e Renzi nella vana ricerca di appropriarsi di un centro fantasma che se esiste preferisce starsene a casa. Restano protagoniste la Meloni, che ha fatto una prova di forza richiamando su di sé un plebiscito di voti, e la Schlein del Pd. Da notare il sorpasso di FI sulla Lega, che potrà porre qualche problema di equilibri nella maggioranza.

Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron

In generale in Europa si è vista l’avanzata delle frange estreme di destra, ma non c’è stato lo tsunami che si temeva. Sono cresciuti FdI, cresciuta in maniera esponenziale la Le Pen in Francia, è cresciuto l’Adf, il partito dell’ultradestra tedesca, ma perde l’8% Orban in Ungheria. Il PPE, i liberali e i socialisti hanno conservato pressoché gli stessi seggi. I contraccolpi si sono subito fatti sentire: Macron ha sciolto il parlamento e indetto immediatamente le elezioni; il premier belga De Croo ha annunciato le dimissioni, il tedesco Scholz vede la vittoria del Cdu-Csu ed esce malconcio superato anche dall’ultradestra. La sconfitta di Macron e Scholz rafforza il rinnovo della candidatura di Ursula Von der Leyen per una seconda maggioranza “Ursula”. Queste elezioni dicono anche che il panorama europeo sta cambiando e l’asse Macron-Scholz ha fallito e sarà necessario trovare nuovi equilibri e nuovi protagonisti. Ma sarà necessario anche cercare di recuperare dignità alla politica.

Giovanni Barbieri