

Vorrei bussare a ogni porta per entrare in casa, salutare tutti con affetto, in particolare i piccoli e gli anziani, e porgere gli auguri natalizi. Vorrei anche ascoltare e condividere le difficoltà e le gioie che fanno parte di ogni famiglia. Infine vorrei pregare insieme il Signore Gesù che nasce per tutti noi, invocare la sua benedizione, accogliere il dono della sua luce per illuminare il nostro cammino. Per mezzo di questo breve scritto, busso idealmente alla porta di ogni casa per porgere gli auguri.
Anzitutto auguro che la festa della nascita di Gesù sia un’occasione propizia per stupirci ancora una volta del dono della vita e per ricordarci che siamo tutti figli amati da Dio. Nell’immagine tenera di un bambino che nasce, il Natale dice a tutti noi che la vita ci è donata ed è abitata dall’amore di Dio.
“Siamo opera delle mani di Dio”, esclama il profeta Isaia. Sono passati secoli dall’annuncio del profeta, ma la sua parola resta sempre attuale. Anzi, diventa più vera e più autentica con il Natale di Gesù: egli è il festeggiato, ma con lui lo siamo anche noi. Quel bimbo che nasce povero in un luogo sperduto, a Betlemme, è il Figlio di Dio che si fa uomo per abitare con noi e aiutarci a camminare verso la luce, verso la vita vera, verso Dio. Egli è l’Emanuele, il Dio con noi che rende tutti noi figli amati da Dio. La nostra vita si illumina, acquista un senso nuovo nel momento in cui ci fermiamo e ascoltiamo la voce degli angeli e del nostro cuore: “Vi annuncio una grande gioia, è nato per voi un Salvatore”.
Sappiamo che non è facile fermarsi, ma è importante per la nostra vita. Sappiamo che è ancora più impegnativo ascoltare, eppure è fondamentale. Anche se vi sono momenti in cui questo annuncio può apparire lontano e difficile, fermiamoci e lasciamo che l’annuncio risuoni nel cuore. Abbiamo tutti bisogno di luce e di speranza. E abbiamo anche bisogno di quella forza che il Signore ci dona: la forza del suo amore trasforma le nostre fatiche, consola le nostre sofferenze, solleva il nostro sguardo verso l’alto, sostiene i nostri passi.
Oltre all’invito a fermarci e ad ascoltare, aggiungo un altro invito: contempliamo quel bimbo che giace là nel presepe. Nelle chiese, e spero anche nelle nostre case, si continua la tradizione del presepe che viene da san Francesco. Era il 25 dicembre del 1223, Francesco, ritornando dalla visita al Sultano d’Egitto, si fermò a Greccio, nella piazza costruì una capanna e animò la piazza e la capanna con figure viventi, con un bimbo, con i genitori, con i pastori, anche con il bue e con l’asino. Poi venne celebrata la Messa lì, attorno a quella capanna e il diacono Francesco, pieno di commozione, proclamò il Vangelo.
Così san Francesco, con il presepe, ci aiuta a riconoscere che, con il Natale di Gesù, Dio è nell’umanità e la nostra umanità è in Dio. Quel bambino ci racconta Dio e ci dona il suo amore con la sua presenza in mezzo a noi, con le sue parole di grazia, con le sue mani che curano, con il suo corpo offerto e donato. Ecco l’augurio che rivolgo a tutti: la nascita di Gesù sia per tutti una rinascita, un nuovo inizio per una fede semplice ma autentica, per una umanità più umana e più fraterna, perché abitata dall’amore di Dio.
Buon Natale.
† Gianni Ambrosio
Amministratore Apostolico