
Fra le cose che ogni anno, puntualmente, vengono ribadite nel Taccuino, rientra la difficoltà nel formulare le previsioni di Pasqua. I motivi sono riconducibili alle bizze del tempo primaverile, al periodo lungo abbracciato dalla festa mobile (compreso fra il 22 marzo e il 25 aprile) – con un livello termico che, da un anno all’altro, può variare parecchio – e dalle aspettative sempre più ‘pretenziose’ da parte della gente. La giornata meteorologicamente più delicata da prevedere è il Lunedì dell’Angelo, che la tradizione vuole dedicata alla gita fuori porta e alle merende sui prati. Il fatto di dedicare due o più giorni ad una vacanza in occasione della Grande Festa, poi, accresce il desiderio di bel tempo, come se il sole dovesse essere quasi garantito.
Quest’anno la partenza non è stata incoraggiante, ma alla fine è venuta fuori una triade di giorni, da sabato 8 a lunedì 10, che non hanno sfigurato fra quelle degli anni più fortunati. Certo non è stato il sereno pressoché intatto di martedì 4 e mercoledì 5, sperimentato nella prima parte della settimana santa e, peraltro, accompagnato da aria decisamente pungente, fredda e molto asciutta.
Situazione alla quale, giovedì e venerdì, è seguito un modesto e poi più deciso aumento della nuvolosità dopo che, la notte e al primo mattino di ambedue i giorni, il termometro era tornato a scendere sotto lo zero causando gelate tardive. Venerdì, proprio a causa della copertura nuvolosa intervenuta dopo la notte serena, il freddo si è sentito anche in ore diurne; piovaschi nel tardo pomeriggio e pioggia debole nelle ore serali, come era nelle attese, non si sono attardati oltre la notte di sabato. A quel punto, una virata verso condizioni più gradevoli ha tenuto fede alle promesse e la temperatura è tornata su valori più consoni alla prima decade di aprile, anzi persino superandoli.
Un’occhiata alle temperature attese in questo periodo, infatti, conferma che le cose sono andate di lusso dall’8 in poi: se il 5, 6 e 7, nelle minime, si era precipitati a valori anche 7-8°C inferiori alla norma (le massime si erano attestate in difetto di 2-3°C nei giorni 4 e 7), il sole e le condizioni a tratti favoniche del Sabato Santo, della Domenica di Pasqua e del Lunedì dell’Angelo hanno ricondotto le minime nella norma – cioè, fra 4 e 5,5°C – e fatto lievitare le massime tra i 17 e i 20°C, quindi da 1° a 3°C in più dei canoni climatici della prima frazione di aprile. Il cielo sgombro, anche se non proprio sereno, bensì piacevolmente vario in quanto dipinto, a vicenda, ora di nubi alte e sottili, ora di altocumuli, cumuli di modesta entità, stratocumuli e/o altostrati, non ha in alcun modo inciso negativamente sullo svolgersi di attività all’aperto.
Il pensiero va a certe feste pasquali precedute, accompagnate e seguite da un tempo primaverile dei più ‘selvaggi’: acqua a valle e neve ai monti, vento, freddo, temporali e grandine, neve tonda (graupel) e qualche volta un dito o due di neve vera in fiocchi, che dànno ragione di proverbi azzeccatissimi sull’inaffidabilità del tempo primaverile come “quando aprile mette il muso, fuoco acceso e uscio chiuso” o ancora “chi ha visto tre bei mesi d’aprile, può anche morire!”.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni