“Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni”. È il nucleo del messaggio che Francesco ha pronunciato prima della benedizione Urbi et Orbi del giorno di Pasqua. Esso trae origine dai racconti evangelici: le donne corsero a dare l’annuncio ai discepoli; Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro; Giovanni e Pietro corsero insieme; i due discepoli di Emmaus partirono senza indugio; Pietro si buttò subito in acqua per nuotare incontro a Lui. L’umanità intera, a Pasqua, ha aggiunto il Papa, “è chiamata ad affrettarsi incontro a Gesù, speranza del mondo”.
L’invito del Papa non poteva essere più esplicito: “Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità”. Esplicito, non ingenuo perché Francesco sa che “lungo il cammino ci sono ancora tante pietre di inciampo”. E il messaggio pasquale è stato occasione per ricordale. Tanti “i conflitti che insanguinano il mondo”: in Ucraina, Siria, Terra Santa, Libano, Tunisia, Haiti, Etiopia, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo.
Poi il ricordo dei cristiani perseguitati, degli Stati segnati da totalitarismi e da guerre interne; “i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti… tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù”. Sia pure con dispiacere, bisogna però dire che, ancora una volta, i cuori dei potenti (per ruolo o perché convinti di esserli in quanto capaci di uccidere) sono rimasti insensibili al suo accorato appello.
Ha colpito la sorte del giovane avvocato italiano, rimasto ucciso a Tel Aviv da un auto guidata con tutta probabilità da un terrorista, mentre passeggiava assieme ad amici sul lungomare; così come hanno sconvolto i continui attacchi tra israeliani e palestinesi a mezzo di razzi. Sono continuate le manovre militari nei confronti di Taiwan da parte della Cina, che ormai sembra decisa a “risolvere” la questione secondo le sue aspettative.
Lo spiraglio di luce rappresentato dal viaggio di Macron in Cina per incontrare Xi Jinping e ragionare con lui di prospettive di pace tra Mosca e Kiev, è stato subito offuscato dalle dichiarazioni russe che escludono il presidente francese da possibili ruoli di mediatore in quanto amico di Zelensky. Una posizione per lo meno sorprendente, dato che in molti si aspettano che una mediazione possa essere svolta dal leader cinese, amico di Putin.
Purtroppo, l’impressione che si trae da questi ed altri segnali, è che l’umanità sia ancora più attratta dalla voglia di affrettarsi al conflitto piuttosto che alla concordia. Non per niente Francesco, in un altro suo messaggio, ha fatto riferimento all’enciclica Pacem in Terris, come se in questi 60 anni poco o niente fosse cambiato nel cuore degli uomini!
Antonio Ricci