Alla fine ha dovuto intervenire di nuovo il presidente Mattarella per porre un freno alla crisi in atto tra Italia e Francia, cercando di riportare il discorso su rapporti diplomatici meno dilettantistici. La dichiarazione congiunta dice che Mattarella e Macron “hanno entrambi affermato la grande importanza delle relazioni tra la Francia e l’Italia ed hanno sottolineato la necessità di mettere insieme le condizioni per una piena cooperazione in tutti i settori, tanto a livello bilaterale che in seno all’Unione europea”. Come a dire: diamoci tutti una calmata e ricominciamo a ragionare, essendo inaccettabili discorsi come quello del ministro Ciriani: “L’Italia ha accolto 90.000 persone di cui solo 38 ricollocate in Francia”.
La Francia era pronta ad accoglierne 3.500 ma non è qui il punto. I migranti non arrivano solo con i barconi. Secondo i dati forniti da Eurostat, nel 2021, ai governi della UE sono arrivate 537.000 prime richieste di asilo: alla Germania 148.000, alla Francia 104.000, alla Spagna 62.000, all’Italia 45.000 (meno della metà di quelle francesi).
Quanto al rapporto con la popolazione, ogni 1.000 abitanti la Svezia ne accoglie 25, l’Austria 15, la Francia 6, l’Italia 3,5; quindi sotto la media dell’Europa occidentale. Non proprio una bella figura. Inoltre, solo il 12% di coloro che sbarcano in Italia arrivano attraverso le navi delle Ong; fare intendere il contrario vuol dire speculare senza ritegno sulla pelle dei disgraziati che fuggono dalle guerre e dalla fame. Questi ultimi non avrebbero diritto di accoglienza, come se la fame fosse un privilegio.
I vertici Onu sui cambiamenti climatici sono arrivati alla Cop 27 e anche questa volta, malgrado tutti i guai del mondo, non si arriverà a nessuna decisione decente. I primi effetti dei cambiamenti climatici sono la desertificazione avanzante e il succedersi di carestie con conseguente carenza o assenza di cibo.
Ma ci sono anche altri fattori di impoverimento, soprattutto in Africa. Un piccolo esempio: Repubblica Centrafricana. Risorse: arachidi, cacao, uranio, pietre preziose; produzioni: olio di palma, caffè, arachidi, cacao; esportazioni: olio di palma, datteri, caffè, cacao, pietre preziose, uranio. Alla voce ‘produzione’, quindi, non figurano né uranio né pietre preziose, che invece figurano tra i beni esportati.
È facile immaginare il ruolo delle multinazionali nella gestione di quella che potrebbe essere la ricchezza di un Paese tra i più poveri del mondo. Si sente dire spesso “aiutiamoli a casa loro”. Se questo è il sistema di aiuto, forse è meglio che se la sbrighino da soli, sfruttando a loro vantaggio le risorse.
Spesso il nostro benessere è frutto di uno sfruttamento disumano su popolazioni indifese. Prospettare un “fronte disumanitario”, come dice Avvenire, tentando di creare lager in Libia, Tunisia e Marocco non sembra la soluzione ideale.
Giovanni Barbieri