I presidenti di Stati Uniti e Cina, Joe Biden e Xi Jinping’ hanno avuto un colloquio privato a margine dei lavori del G20 in corso a Bali, Indonesia
Alla fine la buona notizia c’è stata e non è di poco conto per chi ritiene che il dialogo diretto tra i leader mondiali sia il migliore rimedio per impedire che le tensioni derivanti dalle tante situazioni di crisi aperte a livello internazionale possano fare ulteriori passi verso conflitti sempre più estesi e aspri.
Il presidente americano Joe Biden e il presidente della Cina Xi Jinping’ si sono incontrati di persona, per la prima volta da quando Biden è alla guida degli Stati Uniti, a margine del summit del G20 in corso a Bali, in Indonesia.
Sia pure in mancanza di comunicati ufficiali congiunti, è naturale ipotizzare che i due presidenti si siano confrontati sui temi più urgenti riportati nelle loro agende: la guerra in Ucraina, il dossier Taiwan, le difficoltà economiche globali e i cambiamenti climatici di cui si sta discutendo in questi giorni alla Cop27 in Egitto.
Secondo quanto riporta Agenzia Dire, nella conferenza stampa che ha preceduto l’incontro, il presidente americano si è impegnato “a mantenere aperta la linea delle comunicazioni [con la Cina, ndr]… Come leader di queste due nazioni, condividiamo la responsabilità di dimostrare che i nostri due Paesi possono gestire le divergenze, prevenire la competizione e lavorare insieme sulle questioni urgenti globali”.
Ha, poi, evidenziato l’importanza per gli Stati Uniti di “evitare il conflitto” con la Cina in quanto il mondo “si aspetta” che i due Paesi collaborino su temi come “i cambiamenti globali o l’insicurezza alimentare”. Se alle parole seguiranno i fatti, è chiaro l’impegno della amministrazione americana a mantenere aperto il dialogo con il gigante asiatico.
Dal canto suo, Xi ha evidenziato che i due Paesi hanno “imparato molte lezioni” e che la storia “è il libro migliore” da cui trarre “insegnamenti e guida” rispetto “alle numerose sfide attuali che i nostri due Paesi stanno affrontando”.
Il presidente cinese ha continuato: “Dobbiamo trovare la giusta direzione, migliorare le nostre relazioni… e trovare il modo con cui andare d’accordo con altri Paesi e il resto del mondo”.
Tutte rose e fiori, dunque? No, perché le luci e le ombre legate a questo evento si alternano. Tra le prime: non succedeva da anni che Usa e Cina si parlassero faccia a faccia; molti sono i punti convergenti espressi al termine di negoziati che sono durati tre ore. Le ombre stanno nel fatto che, alla fin fine, l’incontro si è concluso con una semplice stretta di mano e non c’è stato un comunicato congiunto ma sono state diffuse due dichiarazioni separate.
Ad Agenzia Sir, che lo ha intervistato, Francesco Sisci, esperto di Cina e corrispondente per anni e per diverse testate italiane da Pechino, chiarisce che, se è vero che non c’è stato “un avvicinamento ma un incanalamento del rapporto reciproco per evitare spirali incontrollate verso il basso”, l’importante è che si sia “instaurato un sistema di frenaggio che prima non c’era”.
Un colloquio, quindi, che Sisci definisce “candido e in profondità, il che vuol dire che si sono parlati chiaramente”.
Ed è importante che le superpotenze si parlino in questo modo “perché solo con la chiarezza, si possono evitare fraintendimenti che a loro volta possono degenerare in disastri”.
Joe Biden avrebbe dichiarato a Xi che gli Stati Uniti continueranno a “competere” con la Cina in modo “vigoroso”, precisando però di essere anche pronti a porre dei “limiti” e delle regole chiare a questa competizione perché “non diventi conflitto”.
I due Stati restano comunque avversari, se è vero che la Cina ha rivendicato il diritto di “perseguire le sue mire in tutto il mondo”. Nei prossimi mesi si potrà capire meglio il significato di queste dichiarazioni. Intanto un ponte, magari ancora non molto saldo, è stato gettato e questo non può che far bene a tutti. Qualcosa di buono si sono detti anche su temi concreti: ci sarà collaborazione sull’ambiente e si valorizzeranno punti di vicinanza e di vedute contro la minaccia di uso delle armi atomiche.
Sisci, però, invita a non eccedere nell’ottimismo, per esempio sul fatto che la Cina possa aderire all’idea di isolare Putin: “Penso piuttosto che la Cina stia cercando un modo per uscire da un angolo in cui si sente.
L’accenno al rispetto delle regole internazionali, al rispetto dell’ordine mondiale, al fatto che la Cina non vuole scalzare il ruolo dell’America nel mondo”, presenti nella dichiarazione rilasciata da Pechino, sono tutti tentativi di stemperare gli angoli e le asperità. “La Cina vuole stare con la Cina, conclude l’esperto, e ciò non significa stare con la Russia ma nemmeno stare con l’America”. Xi pensa di avere una sua agenda politica e che questa non coincida con la Russia; nello stesso tempo, essa non coincide nemmeno con gli Usa. La Cina sta semplicemente con se stessa”.