
Doveva essere il primo impatto con una tipica scorribanda perturbata di avvio autunno , quella del 15 settembre: vale a dire, un nubifragio temporalesco di una certa intensità e dalle caratteristiche ancora in parte estive. Le aree fra Liguria e Toscana, candidate a ricevere un altro ‘colpo’ simile a quello dello scorso 18 agosto, si sono trovate in allerta gialla e arancione. I modelli matematici di previsione, con il senno di poi, avevano correttamente colto che il passaggio sarebbe stato gravoso, ma evidenziando i maggiori accumuli, vista la situazione barica e le correnti, sui versanti occidentali.
La giornata del 14, già segnata da cielo molto nuvoloso, era trascorsa senza apporti prefrontali di qualche importanza. L’allerta meteo rassicurava circa l’orario dei fenomeni più intensi, che sarebbero dovuti cessare intorno alle 7 del mattino. “Ma non doveva piovere oggi?”, era forse la frase che più risuonava nell’aria giovedì mattina, come capita sempre in tali frangenti, specie intorno alle 11 quando aveva osato addirittura uscire un timido sole. A mezzodì, sull’alta Lunigiana, i dubbiosi venivano accontentati e il cielo oscuro e chiuso da un’unica formazione temporalesca prendeva a rimbombare tuoni e a rovesciare fulmini, vento e acqua a volontà.
Quietatosi il primo attacco verso le 13:30, tra piovaschi residui si arrivava alle 16, quando un’altra bordata temporalesca, breve ed intensissima (fortunatamente breve, visti gli accumuli prossimi ai 20 mm in appena 10 minuti!), tornava a visitare l’alto bacino del fiume Magra risparmiando il resto della vallata. Da Zeri a Pontremoli e fino alla Cisa e al Cirone, era caduta una buona dose di pioggia con accumuli di oltre 60 mm a Pontremoli e anche superiori a 80-100 mm sui rilievi montuosi: quantitativi peraltro consueti nel nostro clima piovoso, ma che, in questa singolare, asciutta annata, non erano ancora mai stati misurati tutti in una sola volta.
Erano le ore 17 e nessuno poteva ancora immaginare cosa si stava scatenando nelle Marche, in poche valli tra le province di Pesaro-Urbino e Ancona, lungo l’asta di alcuni torrenti e fino al mare, nel tratto di costa presso Senigallia, destinato a ricevere da monte la piena epocale. Sulle chat meteo, però, rimbalzavano già messaggi che parlavano di accumuli prodigiosi nell’alto Pesarese, al confine con l’Umbria. Poi, entro sera, la condivisione di video e di notizie sempre più drammatiche svelavano la cruda realtà.
La formazione di un temporale autorigenerante a più di 100 km dal mare, fra Arezzo e Gubbio, poi spintosi a interessare per ore quella striscia montano-collinare delle Marche fino ad arrivare all’Adriatico, è stato sicuramente un evento straordinario e inatteso. Ciò che si paventava per le regioni occidentali, si è tradotto in disastro nel versante orientale, dove non vigeva alcuno stato di allerta.
La caduta di 420 mm di pioggia in 9 ore, per Cantiano (PU), in una zona non soggetta a parossismi pluviometrici simili, è pari ad un terzo delle precipitazioni di un anno venute giù in meno di mezza giornata! Il tempo, senza colpe, ha continuato a fare il proprio corso: passaggio di un fronte freddo sabato 17, tempo magnifico con freddo mattutino domenica 18, nuvolosità variabile lunedì 19 e di nuovo bello martedì 20.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni