Kazakistan: le religioni in prima fila per promuovere l’unità

Pandemia, pace, accoglienza, cura della casa comune sono le sfide indicate dal Papa

Papa Francesco legge la Dichiarazione Finale in Conclusione del Congresso nel Palazzo dell’Indipendenza a Nur-Sultan (Foto Vatican Media/SIR)

Tre sono stati i momenti più significativi del viaggio che il Papa ha compiuto la settimana scorsa in Kazakistan. Prima l’incontro con il presidente Kassym-Jomart K. Tokayev nel palazzo di Ak Orda per il benvenuto in Kazakistan e quello con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico nell’auditorium del Qazaq Concert Hall. Al primo papa Francesco ha espresso il suo apprezzamento per la rinuncia agli armamenti nucleari che questo Paese ha intrapreso con decisione, così come per lo sviluppo di politiche finalizzate alla decarbonizzazione e all’investimento in fonti pulite, oltre, naturalmente, all’attenzione per il dialogo interreligioso, dimostrata dall’organizzazione (giunta al 7° appuntamento), dell’incontro delle religioni mondiali e tradizionali, per partecipare al quale (prima volta di presenza di un pontefice) il Papa si è recato nel Paese asiatico.
Rivolgendosi alle autorità, Francesco ha definito il Kazakistan “Paese d’incontro”, “ponte fra l’Europa e l’Asia”, dove “risuonano le note di due anime, quella asiatica e quella europea”. Inoltre ha raccomandato di allargare l’impegno diplomatico a favore del dialogo e dell’incontro, “perché il problema di qualcuno è oggi problema di tutti, e chi al mondo detiene più potere ha più responsabilità nei riguardi degli altri, specialmente dei Paesi messi maggiormente in crisi da logiche conflittuali”.

Viaggio apostolico di Papa Francesco in Kazakhstan. Santa Messa presso l’EXPO Grounds a Nur-Sultan (Foto Vatican Media/SIR)

Ha anche invitato ad “evitare l’accentuarsi di rivalità e il rafforzamento di blocchi contrapposti”, affermando che “abbiamo bisogno di leader che, a livello internazionale, permettano ai popoli di comprendersi e dialogare e generino un nuovo ‘spirito di Helsinki’”.
Più denso l’impegno legato al secondo momento, principale motivo della sua visita in Kazakistan. Nel suo discorso di apertura, pronunciato dopo l’intervento del presidente kazako nel Palazzo dell’indipendenza, sede del convegno, Francesco ha affermato con decisione che “le religioni non sono problemi, ma parte della soluzione per una convivenza più armoniosa” nel mondo, aggiungendo che c’è “bisogno di religione per rispondere alla sete di pace”.

La celebrazione della Santa Messa presso l’EXPO Grounds a Nur-Sultan (Foto Vatican Media/SIR)

Nella grande sala erano presenti, provenienti da cinquanta Paesi, ottantuno rappresentanti di diverse fedi: leader islamici, cristiani, ebrei, buddisti, shintoisti, taoisti ed altri ancora, riuniti allo scopo di trovare punti di riferimento comuni per creare un’istituzione internazionale permanente e garantire il dialogo interreligioso. Per non perdere rilevanza in ordine alla ricerca della pacifica convivenza, le religioni devono restare fedeli alla loro vocazione iniziale: “Sono chiamate a stare in prima linea, ad essere promotrici di unità di fronte a prove che rischiano di dividere ancora di più la famiglia umana”. Riprendendo parole a lui care, il Papa ha invitato tutti i credenti a prendersi cura dell’umanità come “artigiani di comunione, testimoni di una collaborazione che superi gli steccati delle proprie appartenenze comunitarie, etniche, nazionali e religiose”.
Questo per non privare la società di “contesti dove si respira una rispettosa convivenza delle diversità religiose, etniche e culturali” e si mira a “unire gli esseri umani senza uniformarli e promuoverne le aspirazioni più alte senza tarparne lo slancio”.

Papa Francesco in Kazakhstan. Incontro con le suore di Madre Teresa nella Cattedrale Madre di Dio del Perpetuo Soccorso. (Foto Vatican Media/SIR)

Quattro le sfide globali indicate da papa Francesco. La pandemia, che richiama tutti, specialmente i credenti, ad essere solidali “testimoni di collaborazione”, per superare le tante situazioni di povertà che favoriscono il dilagare delle epidemie. La pace, offuscata dalla guerra che segna i nostri giorni come una piaga rendendoci incapaci “di fare un passo indietro e tendere la mano all’altro”. Un invito alla lotta a tutti gli estremismi e fondamentalismi, fanatismo e terrorismo” che sfigurano l’immagine dell’uomo, perché “Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra”.
L’accoglienza fraterna perché oggi è “grande la fatica di accettare l’essere umano. Ogni giorno nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati. Tanti fratelli e sorelle muoiono sacrificati sull’altare del profitto, avvolti dall’incenso sacrilego dell’indifferenza. Eppure ogni essere umano è sacro”. Infine, la “sfida globale” della “custodia della casa comune. Di fronte agli stravolgimenti climatici occorre proteggerla, perché non sia assoggettata alle logiche del guadagno, ma preservata per le generazioni future, a lode del Creatore”.
“L’Altissimo ha disposto una casa comune per la vita: e noi, che ci professiamo suoi, come possiamo permettere che venga inquinata, maltrattata e distrutta? Uniamo gli sforzi anche in questa sfida”. Il terzo momento si è avuto, poi, nel pomeriggio, nel piazzale dell’Expo, dove Francesco ha incontrato la piccola comunità cattolica del Kazakistan ed ha celebrato la S. Messa. Nell’omelia ha raccomandato ai fedeli presenti (circa 6mila) di non cedere ai morsi del “serpente della sfiducia”, che inietta in noi i veleni della disillusione e dello sconforto, del pessimismo e della rassegnazione” e spegne l’entusiasmo.