
Sembra giunta davvero ad una svolta decisiva la crisi innescata più di un mese fa da Putin con l’invasione della vicina Ucraina. Svanita ormai l’illusione di poter liquidare la questione in pochi giorni, per l’autocrate del Cremlino si tratta ora di trovare una soluzione che gli permetta di salvare la faccia. Un’operazione, quella di “salvare la faccia” che, nonostante la forte dose di cinismo che caratterizza i rapporti internazionali, non sarà così facile da portare a compimento perché, se e quando la Russia sarà riammessa ai tavoli di confronto, sarà interessante vedere con quale coraggio il nuovo zar potrà mettersi a sedere di fronte agli altri come se niente fosse successo.
Ma tutte queste elucubrazioni passano in secondo piano di fronte alla necessità di porre fine ad una guerra che ha sorpreso un po’ tutti. Sorpreso e stravolto: dal Papa, che ha chiesto di “cancellare la guerra dalla storia dell’uomo”, al presidente Mattarella, che ha parlato di “un retrocedere della storia e della civiltà che mai avremmo immaginato”.
Ecco, allora, che la svolta che dalla giornata di lunedì, a Istanbul, sembrano aver preso i tentativi di negoziati tra Russia e Ucraina, ha avuto da subito il sostegno ufficiale degli Stati più direttamente interessati. Le voci sui risultati dei primi colloqui riferiscono di un Volodymyr Zelensky disposto a discutere di neutralità e di rinuncia al nucleare (con uno Stato terzo a fare da garante) ma non di rinuncia all’ingresso nella Ue, di fronte ad un Vladimir Putin che dovrebbe rassegnarsi ad una mancata vittoria sul campo in cambio del controllo sul Donbass e della sistemazione, una volta per tutte, della questione Crimea.
È interesse anche della Russia che l’Ucraina giunga ad una piena accettazione di un accordo perché l’alternativa potrebbe essere l’avvio di una guerriglia della quale sarebbe difficile vedere la fine. Vietato porsi domande sul senso delle tante morti e distruzioni causate da quello che non è esagerato definire un gesto folle e criminale! Certo, da tutto ciò escono modificati i rapporti tra Occidente, Federazione Russa e Cina, dato che sono in molti a prevedere che gli accordi commerciali tra questi ultimi due Paesi siano destinati a rafforzarsi.
Ma la Cina negli ultimi decenni ha dimostrato di avere una mentalità da Paese colonialista, estendendo la sua influenza commerciale in aree (Africa e Sud America) caratterizzate da equilibri geopolitici instabili. Non è, quindi, molto interessata a far sì che la situazione cambi ma non avrebbe difficoltà a guidare coalizioni (assieme a India, Iran e la stessa Russia) in grado di ostacolare i piani occidentali. Il sistema di rapporti internazionali sta camminando su di una lastra di ghiaccio molto sottile; la speranza è che tutti se ne rendano conto e decidano di abbandonare l’idea dello scontro a favore del dialogo.
Antonio Ricci