Quale Natale  è stato salvato?
La sede della Commissione dell’Unione Europea a Bruxelles

L’Avvento 2021 è stato aperto da una rovente polemica attorno alla bozza di linee guida, riservate al personale della Commissione Europea, in cui si raccomandava di “evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani. Non tutti celebrano le vacanze cristiane, e non tutti i cristiani le celebrano negli stessi giorni. Sii sensibile al fatto che le persone abbiano diverse religioni o un calendario diverso dal tuo”.
Ai 32 mila dipendenti della Commissione, provenienti da paesi, culture e religioni diverse si consigliavano anche, con l’obiettivo di adottare un linguaggio inclusivo, accorgimenti come “nel fare esempi o narrare storie non scegliere nomi riferibili ad una sola religione” (l’esempio a corredo citava i nomi Maria e Giovanni) oppure “non fare supposizioni sul credo religioso sulla base di altre caratteristiche”, evitando per esempio “di usare mediorientale o arabo come sinonimi di musulmano”.
Su queste giuste raccomandazioni, banali per chi vive in contesti multiculturali, un quotidiano italiano di ispirazione sovranista ha costruito una notizia falsa (“Vietato dire Buon Natale e perfino chiamarsi Maria”, il titolo a tutta pagina) rilanciata dai leader politici e dai siti sovranisti e amplificata, senza alcun preventivo riscontro, da tutti i mass media.
Nell’avvitamento attorno ad una menzogna ripetuta molte volte, fino a diventare verità, un commento non firmato sul sito di Avvenire ha paventato la “dispotica rimozione delle radici” cristiane. Parallelamente il solito foglio sovranista ha celebrato il ritiro, da parte della commissaria europea alla Parità, Helena Dalli, del “documento bavaglio che vietava di nominare il Natale” con il titolo di prima pagina “Vittoria, l’Europa torna cristiana”.
È l’affermazione di un’idea per la quale la cristianità dell’Europa non si misura, per esempio, sull’accoglienza – o almeno sulla pietà – verso chi si affaccia ai propri confini, o sull’affermazione concreta del primato dell’uomo sul dio mercato, o su una fattiva salvaguardia del Pianeta, ma su meri principi nominalistici, da difendere in decennali battaglie intellettuali, combattute con le ultime energie a disposizione e senza respingere l’alleanza con chi dell’identità cristiana vuole fare una sterile religione civile che, con la sua sacralità, conservi una società chiusa e ingiusta. Per questo è più importante avere salvato il Natale a cui ci stiamo avvicinando dalla “pretesa neutralità della cancel culture” che constatare che nell’Europa cristiana, da molti anni, corse ai regali, cenoni, aperitivi augurali, luminarie, babbi natale, saldi e vacanze sulla neve hanno preso il sopravvento sulla celebrazione e la contemplazione del mistero di un Dio che si fa uomo e cammina nella storia a fianco di un’umanità oggi come sempre bisognosa di salvezza.

Davide Tondani