Non c’è solo la pandemia Covid a preoccupare, ma anche il nuovo record negativo di nascite. La fotografia dei dati Istat è chiara: i nati, in Italia nel 2021, stanno scendendo sotto la soglia dei 400mila. Un calo significativo nel trend di declino demografico del bel Paese che invecchia drasticamente. Un fenomeno noto, non per questo meno grave. Legato forse anche alla pandemia dello scorso anno, certo alla mancanza di fiducia nel domani, alla voglia di progettare e di aprirsi al dono della vita da parte delle giovani coppie. Il tempo incerto e nebuloso in cui viviamo non carica di energie positive, ma non si dovrebbe rinunciare di scommettere su ideali, progetti, sogni, lungi dal rinchiudersi nel pessimismo e nella sterile rassegnazione.
La vita non ci è data per essere gelosamente conservata per se stessi, bensì per donarla ad altri con coraggio e responsabilità. Donando vita si rafforza la speranza per un mondo migliore, rallegrato dal sorriso dei bambini. Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà generando egoismi, derive abortive ed eutanasiche.
L’amore è la vera libertà perché distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni trasformando, in serenità, sacrifici e fatiche. Papa Francesco ricorda sovente che accogliendo la vita nascente si lascia una traccia di indelebile bellezza nel mondo. Non c’è dubbio che urge ripensare e mettere seriamente in campo politiche pubbliche ad hoc per favorire le famiglie e le nascite.
La scarsa natalità ha cause ben note, eppure non ci si preoccupa, da parte di chi dovrebbe, di agire concretamente. Non ci sono strutture adeguate e ambienti favorevoli per chi genera figli. Gli interventi non devono avere natura assistenziale, ma creare lavoro vero e flessibilità di orari per le mamme, in particolare. Insieme allo Stato si dovrebbe ragionare pure in chiave di Welfare di comunità.
Non mancano neppure le considerazioni di carattere economico, molto lucide. Il Pil è misurato mettendo in relazione: occupazione, produttività, partecipazione al mercato del lavoro, struttura demografica per cui, in un futuro non lontano, considerando anche che aumenta il numero dei connazionali che si trasferiscono all’estero, si calcola una forte diminuzione del Pil che già non gode buona salute…
Altro tassello l’immigrazione che dovrebbe essere assolutamente regolata e funzionale al sistema – Paese. Favorire le nascite, tornare ad essere genitori è sinonimo di progresso, ma altrettanto dicasi per gli interventi atti a rimuovere gli ostacoli che bloccano la procreazione, nella consapevolezza che un popolo civile non può rassegnarsi al triste primato della denatalità. Assistiamo costantemente agli scontri politici, ai dibattiti, alle diatribe che riempiono le varie trasmissioni televisive.
Eppure non sentiamo spendere, da parte di un politico di qualsiasi schieramento, una parola chiara sulla “scomparsa” dei neonati, sulla mancanza di quei teneri vagiti che lasciano le culle vuote e inanimate. Mentre il Paese sta amaramente rinunciando al futuro.
Ivana Fornesi