“E quindi uscimmo a riveder…” il sole!

03meteoSarà per pochi giorni, il sole, vedremo… ma intanto quel lungo tunnel di giornate quasi sempre oscure e perturbate è alle spalle. Con una bella dose di ottimismo ci si può anche illudere che la durata del dì, ormai in fase di ripresa, possa condizionare il resto della stagione, mentre è noto che ciò non incide affatto sui rigori invernali, che possono essere più intensi a gennaio inoltrato o a febbraio-inizio marzo più di quanto lo siano stati in precedenza.
Non è sfuggito, inoltre, il grande successo (purtroppo) del detto legato al 2 dicembre, secondo il quale “se piove per S. Bibiana, piove 40 dì e una settimana”: registri alla mano, quest’anno è andata proprio così e dai primi di dicembre, tolti pochissimi giorni, è stato un flusso perturbato continuo fino al 10 gennaio, il che dovrebbe bastare a non dubitare più dell’antico proverbio. Si può citare anche il verso contrario (eccezione che conferma la regola?), risalente all’invernata 1988-1989, distintasi per l’ostinata siccità fino al 21 febbraio dopo un piovoso esordio di dicembre; d’altro canto, una stagione in cui la santa mostrò uno zelo senza pari fu quella del 1976-1977, quando, ad un 2 dicembre particolarmente tempestoso (profondo minimo di pressione sul Centro-Nord Italia, tuttora imbattuto), seguì un trimestre invernale di passaggi perturbati senza soluzione di continuità.
03meteo_tabellaLa settimana dal 5 all’11 gennaio, tornando al presente, ha quindi rivisto almeno un giorno di cielo in prevalenza sereno, venerdì 8, evento che mancava dal 13-14 dicembre, unici due giorni di bel tempo del mese scorso. Il 5-6, la lunga e strabocchevole precipitazione nevosa – che ha interessato i rilievi montuosi dalla sera del 31 dicembre – si avviava al termine, non prima di aver dispensato anche a valle un assaggio di nevischio la sera del 5 e una fioccata coreografica, senza accumulo, il pomeriggio dell’Epifania a Pontremoli.
Giovedì 7, nella notte, altra piccola dose di neve fresca fino a quota 400 prima della pausa finalmente radiosa di venerdì 8. Il vento di tramontana, intanto, andava aumentando di intensità e il cielo si ricopriva di nubi sabato 9 annunciando il sistema frontale atteso l’indomani. Un giro di correnti, che qui non si può spiegare in breve, ha dispensato su vaste aree della Penisola Iberica una bianca e spessa coltre (Madrid compresa, dove la nevada ha raggiunto livelli inusitati, fino al doppio di quella storica dell’8 marzo1971), seguita da forti gelate. Già il 7, infatti, si era intuito che l’evoluzione sarebbe stata diversa rispetto a quanto valutato il 5, quando i modelli di previsione avevano confermato i massimi della precipitazione nevosa (fino a quote basse) proprio sulle nostre regioni e non certo sulla Spagna.

Una delle vecchie antenne paraboliche sul Monte Giogo dopo la nevicata di inizio 2021
Una delle vecchie antenne paraboliche sul Monte Giogo dopo la nevicata di inizio 2021

Domenica 10, invece, la storia è andata altrimenti, ma qualche discreto accumulo di ulteriori 15-20 cm, farinosi e asciutti per il contributo più freddo degli ultimi giorni, si è posato ancora su alti colli e in montagna, mantenendo sepolte le quote più elevate sotto un mantello tuttora strabocchevole. Altra coreografia nevosa, a valle, si è limitata alle ore di metà mattina, fra le 9 e le 10 circa. Il vento rigido da Nord, protagonista pure di lunedì 11 con fortissime raffiche ad oltre 60 km/h, ha impedito ampie escursioni termiche: sensibile, perciò, il freddo diurno (effetto wind-chill) e, allo stesso tempo, contenuto il calo termico notturno sia per la nuvolosità che per l’agitazione atmosferica.
La prima decade di gennaio 2021, infatti, distintasi per lo scarsissimo soleggiamento, ereditato da dicembre, l’abbondanza di precipitazioni – già caduti 110-140 mm nel fondovalle della Lunigiana – e le eccezionali nevicate montane (è arduo, a livelli simili e con una tale persistenza, ritrovare un evento nel passato anche lontano), va in archivio vantando altresì una escursione termica diurna molto ridotta, con il bizzarro contrasto di temperature massime diurne di ben 4°C inferiori alla norma e temperature minime che, a motivo della frequente copertura nuvolosa e del vento, a malapena si sono portate, e di poco, sotto lo zero.

a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni