
La cronaca meteo di dicembre, interrotta il 7 a metà giornata, riprende quando ormai gli eventi si sono placati concedendo una tregua con l’ingresso della seconda decade. I passaggi perturbati della fase iniziale di dicembre, da un certo numero di anni, non si rivelavano così produttivi di fenomeni in un’area che ha interessato pressoché l’intero territorio nazionale.
Metri di neve, piogge incessanti, temporali, grandinate, forti venti e mareggiate hanno recato scompiglio e disagi in molte regioni. L’area depressionaria scavatasi sul Mediterraneo ha impiegato giorni a colmarsi, mentre lentamente andavano riducendosi entità e diffusione degli elementi atmosferici. Si sono alternate condizioni favorevoli a nevicate fino in pianura e aria più temperata che ha, ad intermittenza, relegato le fioccate a quote montane.
Al termine dell’azione dei fronti perturbati succedutisi, i rilievi hanno visto brillare al sole accumuli di neve di spessore talora inusitato sulle Alpi, dove, grazie alla maggiore altitudine media, le precipitazioni sono state esclusivamente nevose oltre i 1500-1600 metri. Anche sul nostro Appennino, nonostante qualche fase di temporaneo passaggio a precipitazioni liquide, le candide falde si sono imposte per la maggior parte del tempo e il manto bianco si è potuto innalzare a livelli di rara occorrenza all’inizio della stagione invernale. A febbraio o a marzo, infatti, è più facile avere un metro di neve al suolo, mentre ai primi di dicembre capita, se va bene, una volta ogni dieci o vent’anni.
Nel periodo in esame, opposto al gran lavorìo dei pluviografi, si è assistito al riposo degli strumenti atti a rilevare soleggiamento e radiazione globale a motivo dell’ostinata copertura nuvolosa. Altro fatto che non si è mancato di notare, la insolita frequenza di attività temporalesca: tuoni, saette e rovesci di gragnola, grandine o graupel (termine germanico, ‘neve tonda’ o granulare in italiano e ice pellets in inglese), il tutto a conferma della marcata instabilità atmosferica manifestatasi sia in ore diurne che notturne e a dispetto del periodo dell’anno.
Martedì 8, la neve è scesa, a poca distanza a NW di Pontremoli, fino a quota 450 m, subito sopra Vignola. In generale, è nevicato più volte sopra i 700-800 m e il manto nevoso si è conservato oltre gli 800-900 m per circa una settimana e per l’intero periodo oltre i 1000 metri. I cicli di rialzo e calo termico hanno avuto come conseguenza una sensibile differenza tra la neve fresca caduta e lo spessore della neve al suolo, quest’ultima sempre inferiore sia per parziale fusione che per naturale suo assestamento al termine della precipitazione. Dopo il ‘brutto stabile’ di martedì 8, altra pioggia a valle e neve sui rilievi sono scese ancora il 10 e poi il 12 notte e mattina.
La prima decade del dicembre 2020, a Pontremoli, con 237,6 mm, è risultata la quarta più piovosa da un secolo dopo quelle degli analoghi dieci giorni di avvio dicembre degli anni 1954, 1992 e 2008. Domenica 13, tempo splendido e viste incomparabili. Il 14, della cirraglia sparsa è venuta a intaccare gradualmente quell’intatta serenità. Martedì 15, infine, si sono pienamente insediate le avvisaglie del grigiore dei giorni successivi.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni