Mara, una donna del Novecento

13libroQuando un libro attrae e convince si capisce subito dopo le prime pagine. è così per “Mara. Una donna del Novecento” (Ponte alle Grazie) in libreria da gennaio, di Ritanna Armeni, giornalista, scrittrice e conduttrice per tre anni di Otto e mezzo. è un romanzo di storia e d’invenzione direbbe Manzoni. Mara personaggio protagonista nasce dall’incontro di fantasia creatrice, storia delle donne nel ventennio fascista e storia personale dell’autrice.
La narrazione scorre su due registri: l’intreccio della storia e la riflessione, distinta dal carattere corsivo, in cui, abbandonando i luoghi comuni, con metodo scientifico dello storico viene cercata l’Italia dal 1933 al 1946, scavando tra le pieghe dei fatti vissuti da Mara. Ha tredici anni all’inizio del racconto, appartiene alla piccola borghesia romana, legge volentieri libri di speranze e di sogni seduta sulla poltrona su cui sovrasta il ritratto del Duce, non è un’esibizione opportunistica ma un’adesione convinta alla politica del regime che le permetterà di realizzare il suo progetto di fare gli amati studi classici e diventare scrittrice. Insieme all’amica del cuore Nadia fascista convinta va alle adunate di piazza Venezia piena di italiani che danno consenso e fiducia a Lui.
Ritanna Armeni ha indagato sulle donne del Fascio e ha capito che “il fascismo si era fondato anche sulla limitazione ed eliminazione della libertà femminile”, ma non ci riuscì completamente. La politica dello stato liberale non si era occupata delle italiane, anche il fascismo le vuole nel ruolo di mogli e madri nel recinto di casa, ma per la prima volta questo ruolo è riconosciuto e apprezzato dallo stato e dal duce, sono indispensabili alla nazione, è questo che fa capire l’adesione appassionata di tante donne al fascismo, anche se le vuole “robuste e con i fianchi larghi”, devono fare molti figli per avere molti soldati, hanno poca libertà, pochi diritti, senza voto, escluse dagli studi classici e universitari che formavano la classe dirigente, il “duce apuano” Renato Ricci le esclude dalle Olimpiadi.
In Mara subentra il dubbio causato dalla concretezza dei disastri del regime, la coscienza critica distrugge il consenso dato in precedenza, non così l’amica Nadia che rimane militante fascista anche dopo il 25 luglio 1943. Nella borgata dove vive Mara si rispecchia la tragedia dei mesi del buio di tutta l’Italia: le sanzioni dopo la guerra d’Etiopia, la “bella abissina” offerta come preda sessuale gratuita e garantita ai conquistatori dell’Impero, le leggi razziali, la guerra, l’oro alla patria, la fame (150 grammi di pane al giorno).
Con onestà intellettuale Ritanna Armeni rispetta le scelte politiche, del tutto contrarie alle sue, dei personaggi del romanzo, ne esplora le motivazioni e i percorsi per acquisire consapevolezza, le relazioni sociali. Mara vede crollare le sue certezze, conosce l’amore (che si infrange in conseguenza della sciagurata invasione della Grecia), la solidarietà e il rifugio dato ai soldati sbandati dopo l’8 settembre 1943, il dono di cibo dei contadini agli affamati di città. Il lettore si aspetta sempre il lieto fine dice Umberto Eco: anche leggendo questo romanzo non sarà deluso.

Maria Luisa Simoncelli