
Domenica 23 dicembre, IV del Tempo di Avvento
(Mi 5,1-4; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45)
In questa ultima settimana di Avvento e di preparazione al S. Natale ci viene proposta una edificante pagina di cronaca. Maria sa, grazie all’angelo Gabriele, che la sua parente Elisabetta, malgrado sia anziana, ha concepito un figlio. Si reca da lei e con lei ha un dialogo nel quale vengono riproposti molti passi noti della bibbia.
Si tratta certamente di alta teologia che l’evangelista pone sulla bocca delle due donne. Molti esegeti pensano infatti che tutto il brano sia soprattutto teologico. I tempi, i dialoghi, i personaggi a cui si fa riferimento indicano Maria come la nuova arca dell’alleanza. Detta arca era un preziosissimo manufatto nel quale Dio stesso, al tempo dell’attraversamento del deserto dopo l’uscita dall’Egitto, aveva preso dimora. L’arca, nel deserto, era stata la guida, aveva indicato sia i tempi che la via.
Quando Dio era presente la nuvola copriva l’arca e le faceva ombra. In quel luogo tutto il popolo sostava fino a quando la nube non si fosse alzata ed avesse indicata una direzione. Ovunque sostasse, l’arca era fonte di benessere per chi si fidasse di Dio.
Luca ci suggerisce un modo per vivere la nascita di Gesù. Il percorso di Maria è il cammino proposto per ognuno di noi. In lei l’evento è molto esplicito. Le parole dell’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” ci fanno vedere Maria quale arca che accoglie Dio. L’ombra che mostra la presenza del Signore non è più sopra un prezioso manufatto bensì sopra ad una giovinetta, che gli uomini ben poco consideravano, ma che era preziosa agli occhi di Dio. In lei l’ombra del Signore, la sua presenza hanno operato il bene fino a dar vita al figlio di Dio.
Il Natale quindi non dovrebbe essere un ricordo, bensì un atteggiamento. Anche a noi è chiesto di essere arche dell’alleanza e di trovare il modo di esserlo nel nostro tempo. Qualche volta ci prende lo sconforto perché i nostri sembrano tempi nei quali è difficile accogliere il Signore, farlo vivere in noi, in modo che Lui possa essere accolto da altri.
Ogni tempo ha i suoi problemi. Noi sappiamo che Gesù è nato. Nasce ancora se noi accettiamo di essere, come Maria, capaci di accogliere le richieste che il Signore ci fa di vivere in noi per potersi, così, mostrare ad altri. Il Natale di Gesù è un gesto di amore. L’inizio della salvezza. Vissuto e portato avanti malgrado porte chiuse. Un cambio di mentalità che apre al dono e abbandona l’egoismo. Anche lo scambio di doni può aiutarci, specialmente se è fatto per la felicità altrui.
Pier Angelo Sordi