
Erano smarriti i discepoli di Gesù, così come oggi tanti “fratelli sono smarriti nei deserti del mondo”. La strada verso il sepolcro è “la strada della sconfitta”. Ma ecco che ascoltiamo: “Non è qui, è risorto”; una frase che ci viene ripetuta davanti “alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi”.
Sono parole che Papa Francesco ha pronunciato nel giorno di Pasqua nel messaggio Urbi et Orbi, cioè alla città di Roma e al mondo. Il Pastore Risorto, ha ricordato, “si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze. Si fa carico dei bambini e degli adolescenti che vengono privati della loro spensieratezza per essere sfruttati; e di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa”. Un messaggio che è parso concludere la preghiera della Via Crucis al Colosseo, nella quale il Papa ha parlato di “occhi abbassati di vergogna” e di “cuore pieno di speranza”.
Vergogna per “le immagini di devastazioni, di distruzioni e di naufragio che sono diventate ordinarie nella nostra vita”; “per il sangue innocente che quotidianamente viene versato di donne, di bambini, di immigrati e di persone perseguitate per il colore della loro pelle oppure per la loro appartenenza etnica e sociale e per la loro fede”; per le nostre mani “pigre nel dare e avide nello stappare e nel conquistare”; per la nostra voce “squillante nel difendere i nostri interessi e timida nel parlare di quelli dell’altrui”. Speranza che la Croce trasformi “i nostri cuori induriti in cuori di carne capaci di sognare, di perdonare e di amare”; “che il bene vincerà nonostante la sua apparente sconfitta”. Il messaggio pasquale, della vittoria della vita sulla morte, è suonato come invito a tutti gli uomini ad aprire la strada alla giustizia e alla pace. Invito ai responsabili delle nazioni ad avere “il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi”. Invito a tutti a non dimenticare i “migranti forzati”, costretti a lasciare la propria casa, “la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi”.
La nostra fede si basa sull’annuncio della Resurrezione di Cristo e sulla testimonianza di coloro che hanno visto la pietra rovesciata e la tomba vuota; ascoltato le parole dei “misteriosi messaggeri” i quali annunciavano che Gesù, il crocifisso, era risorto; visto lui, “il maestro e Signore, vivo e tangibile”. Il Cristo risorto, afferma Papa Francesco, si fa compagno di strada, con “le ferite del suo amore misericordioso”, “ci attira sulla sua via, via della vita”, cerca quanti sono smarriti, e “prende sulle spalle tanti nostri fratelli e sorelle oppressi dal male nelle sue diverse forme”.