
Il prof. Alessandro Volpi a Pontremoli

Sulla guerra in Ucraina bisogna cambiare punto di vista. Questo l’appello che il professor Alessandro Volpi ha espresso nel corso dell’incontro organizzato dall’Accademia Apuana della Pace, tenutosi nella sala Gordon Lett del Comune di Pontremoli, e che ha visto il professore intavolare un dibattito sull’economia e sulla guerra, dialogando con Davide Simone, giornalista della “Voce Apuana” e con Antonella Cappè, portavoce dell’Accademia Apuana della Pace. Infatti secondo Volpi nella fase attuale della guerra in Ucraina ci troviamo in una “tragica paralisi” con vari elementi che non fanno sperare niente di buono per quanto concerne la conclusione del conflitto a breve termine.
In particolare il professore ha evidenziato la pochezza delle sanzioni nei confronti di Mosca “Dopo cinque tornate di sanzioni, restano esclusi dal perimetro dei provvedimenti restrittivi non solo il gas, ma anche il petrolio, la gran parte delle materie prime metallifere e molte delle produzioni strategiche russe. È evidente che con queste misure la bilancia commerciale russa non avrà enormi scossoni e Mosca potrà continuare a finanziare la guerra”. Ed infatti, secondo Volpi, non bisogna farsi ingannare dalle difficoltà che l’esercito russo sta avendo nell’avanzare nel territorio “la resistenza ucraina potrà reggere l’urto dell’avanzata, costringere la Russia a rivedere una parte dei piani strategici, ma è difficile che riesca a costringere la Russia ad arrendersi o ad accettare soluzioni destinate a indebolire Putin”, anche perché, sottolinea Volpi “in Ucraina la Russia ha dispiegato solo il 10% della propria forza militare convenzionale”.
Ed infatti Putin sta continuando il suo percorso che “prevede la conquista dell’area del sud dell’Ucraina” e solo allora avrà fine il conflitto. Anzi, più precisamente si arriverà ad una “sospensione” mentre “le tensioni continueranno a rimanere vive in un clima di pacificazione solo apparente”. E Volpi bacchetta pesantemente l’Europa “America e Cina hanno interesse economico a che la guerra duri il più possibile. È nell’interesse dell’Europa muoversi per fermare il conflitto, ma non certo dando armi, che possono solo prolungare la resistenza ucraina ma non sovvertire l’esito della guerra. L’unica arma nelle mani dell’Europa è quella di fare sanzioni vere”. (r.s.)