L’offerta del pane

Domenica 22 giugno – Corpo e Sangue del Signore
(Gen 14,18-20; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11b-17)

Melchisedek offrì pane e vino ad Abramo che tornava dalla guerra, Gesù mette a disposizione della folla che era digiuna i cinque pani e i due pesci dei discepoli. Il gesto di offrire cibo a chi ha fame è il più elementare e viene prima di ogni altra cosa, perché come dice un saggio proverbio: “Lo stomaco non ha orecchie per udire discorsi”.
1. L’offerta di Melchìsedek. Il gesto di Melchisedek acquista un significato molto particolare nella tradizione giudaica e nella dottrina cristiana del sacerdozio. Già nel salmo 110 il Re-Messia viene chiamato “Sacerdote per sempre al modo di Melchisedek”, e non secondo la tradizione levitica.
L’autore della Lettera agli Ebrei poi ricama una teologia molto particolare sul sacerdozio di Gesù: Egli è re di giustizia e di pace, il suo sacerdozio è unico ed eterno, nel segno del pane e del vino ha offerto in dono tutta la sua vita (Eb 5,1-10; 7,1-17).
2. L’offerta di Gesù. Egli non era della tribù sacerdotale di Levi, e non risulta che si sia mai attribuito il titolo di sacerdote. Nonostante questo, “Nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito” (Eb 5,7).
L’offerta volontaria che Gesù compie della sua vita è l’adempimento efficace e definitivo di tutti i sacrifici, perché non offre al Padre qualcosa di diverso da sé: il contenuto della sua offerta è lui stesso, la sua volontà e la sua vita, in un unico gesto di amore.
L’Eucaristia è il corpo offerto in sacrificio e il sangue versato: lì è presente Cristo in atto di donarsi per amore, donarsi al Padre con il sacrificio della volontà e donarsi ai fratelli come nutrimento perché vivano in comunione con Lui e tra loro.
La sua offerta sacerdotale non è stato un rito, una cerimonia, ma l’offerta della sua stessa vita, e con questa offerta ha attuato un’opera unica di mediazione tra Dio e gli uomini. È diventato l’unico grande sacerdote che intercede per gli uomini presso il Padre e li conduce alla vita eterna del suo Regno. In Cristo viene cancellata la distinzione fra sacerdote e vittima, fra culto ed esistenza.
3. L’offerta del cristiano. Chi partecipa all’Eucaristia è intimamente connesso con Cristo che ha offerto la sua vita al Padre sulla croce e ai fratelli nel pane spezzato e nel vino distribuito. Di conseguenza anche il discepolo è invitato a offrire se stesso, non solo qualcosa.
Il dono ricevuto ci provoca nel nostro stile di vita, il memoriale della Pasqua è impegno a modellarsi, a lasciarsi plasmare dal dono divino mediante la potenza dello Spirito, nell’atteggiamento del Signore che si dona. Solo così mettiamo in pratica l’esortazione di San Paolo: “Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1).

† Alberto