Domenica 31 marzo. Pasqua – Resurrezione del Signore
(At 10,34.37-43; Col 3,1-4; Gv 20,1-9)
Siamo arrivati anche quest’anno a celebrare la Pasqua come risurrezione del Signore e come momento di passaggio della nostra vita verso una situazione di fede rinnovata.
La testimonianza delle donne e dei primi discepoli è il punto di partenza; il punto di arrivo è la professione di fede fatta personalmente.
1. Il sepolcro vuoto. Da secoli la liturgia pone sulla bocca dei discepoli e di tutti i cristiani questa accorata domanda rivolta a Maria di Magdala: “Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?” La domanda è rivolta a lei perché quel mattino di Pasqua è stata la prima a vedere il Signore risorto.
Le altre donne, più realiste, quando hanno visto che il sepolcro era vuoto, erano tornate a casa; solo lei era rimasta, a piangere e a cercare qualche traccia, qualche indizio del suo Signore e Maestro: si sarebbe accontentata anche di sapere almeno dove avevano portato il cadavere.
E invece proprio a lei Gesù fa la sua prima apparizione. La tradizione popolare ha costruito vicino al santo sepolcro una cappella che ricorda l’apparizione di Gesù alla Madonna sua madre, ma i vangeli non ci dicono niente in proposito; sono concordi nel riferire l’apparizione alla Maddalena.
2. Non mi trattenere. Gesù premia l’ansiosa ricerca della Maddalena facendo a lei e non agli apostoli la sua prima apparizione. In quel mattino di Pasqua Maria rappresenta tutta l’umanità peccatrice che Gesù ha perdonato per unirla sé.
Quando, dopo ansiosa ricerca, Maria trova finalmente il “suo” Signore, vorrebbe trattenerlo per sé, e invece Gesù ha predisposto per lei una missione: “Non mi trattenere, ma va’ dai miei fratelli”.
Questo è il dinamismo della fede: cercare, trovare, e poi iniziare una nuova missione. La fede è un rinvio continuo, perché quello che è trovato non è possesso personale, ma un bene da condividere.
Così per entrare nella comunione piena con il suo Signore, Maria deve svolgere una missione particolare, essere l’apostola degli apostoli e annunziare: “Cristo, mia speranza, è risorto, e vi precede in Galilea”.
3. Va’ dai miei fratelli. Gesù ci insegna che la fede non è un isolarsi dal mondo per pensare alla propria vita, non è lo slancio dell’adolescente che cerca un rifugio nella tenerezza del Signore, non si limita a un incontro con un confidente o un amico.
La fede è trovare Gesù e incontrarsi con la sua volontà, è il rimettersi al Signore che ci chiama perché ha bisogno di noi e ci fa uscire da noi stessi, dalle preoccupazioni della nostra vita, dai nostri bisogni affettivi sempre un po’ egoistici per mandarci verso i fratelli a testimoniare un messaggio di speranza.
La fede non comunicata non è vera fede, non raggiunge la pienezza del suo significato di salvezza. La fede è vera invece quando si trasforma in testimonianza, provoca l’ammirazione e la conversione, diventa predicazione e annuncio di un lieto messaggio.
† Alberto