Vegliate!

Domenica 3 dicembre – Prima di Avvento
(Is 63,16-19; 64,2-7; 1Cor 1,3-9; Mc 13,33-37)

Di fronte alle tristezze della vita diventa spontaneo per ogni uomo rivolgersi a Dio con le parole del profeta Isaia: “Perché ci lasci vagare lontano dalle tue vie? Perché lasci indurire il nostro cuore?”.
La risposta Dio è: “Fate attenzione, vegliate!”.
1. Tu sei nostro padre. Il sogno ottimista di un paradiso sulla terra previsto da una certa cultura proclamatasi da se stessa ‘moderna’ è messo in crisi dalla realtà quotidiana.
Non solo si allontana l’idea di una fraternità universale, ma l’uomo, privato della dimensione spirituale e ridotto a uno strumento di efficienza utilitaristica, perde anche la sua dignità.
Però nonostante tutto l’uomo contemporaneo non perde il desiderio, la nostalgia di un mondo di giustizia, dove la solidarietà e la fiducia reciproca abbiano il predominio sulla diffidenza e il sospetto.
Di conseguenza nasce spontanea l’invocazione all’intervento di Dio e ritornano attuali le parole del profeta: “Tu sei nostro padre, noi siamo opera delle tue mani. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”.
2. I segni dei tempi. Le tante incertezze della vita sono segni provvidenziali che invitano alla riflessione e aprono le persone più sensibili alla ricerca di Dio.
Il Dio cercato e invocato non è un idolo severo che giudica e condanna, ma piuttosto un Dio che sia buono e indulgente come un Padre e una Madre, un Dio in cui rifugiarsi per trovare comprensione e perdono.
Ebbene, il Dio Padre buono che noi cerchiamo corrisponde al Dio della rivelazione cristiana, un Dio tanto vicino a noi che ha mandato il suo stesso Figlio: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16).
Nel mistero del Natale “è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini” (Tt 2,11).
Gesù viene come nostro fratello, si fa uomo in tutto simile a noi, povero tra poveri e umiliato vicino agli umiliati, e “proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” (Eb 2,18).
3. Vegliate! La risposta alla profonda sete di gioia generalmente è riposta nei beni materiali o nello sviluppo della conoscenza, ma la felicità terrena conquistata con le proprie forze è una soluzione illusoria.
Per il cristiano la felicità viene promessa fuori della storia presente e accordata come un dono di grazia, come una soprannaturale salvezza offerta da Dio a coloro che si aprono a Lui con la fede.
Finché siamo su questa terra siamo sempre in attesa della piena manifestazione di questa salvezza e la nostra vita è un combattimento continuo contro le varie forme del male, ma Dio stesso interviene nella storia e offre ai suoi figli una salvezza da lui stesso preparata, una salvezza che si compie nella realtà piena e immortale del Regno di Dio come beatitudine o vita eterna.
Il Signore verrà come un Padre buono. Non sappiamo quando, dobbiamo aspettarlo vigilanti.

† Alberto