
lDomenica 18 giugno – XI del Tempo Ordinario
(Es 19,2-6; Rm 5,6-11; Mt 9,36 – 10,8)
Nella ripresa della lettura continua del Vangelo secondo Matteo ci viene presentata la prima parte del discorso missionario, il secondo grande discorso programmatico di questo vangelo.
1. La messe è abbondante. Vedendo le folle, Gesù sente compassione perché erano “come pecore senza pastore”. Quindi la ragione prima della missione di Gesù è la compassione che Lui sente intensamente osservando le folle. Di conseguenza l’amore compassionevole per l’uomo ferito da soccorrere, che ha messo le ali ai piedi di Gesù, è il movente per l’invio in missione anche dei discepoli.
Il servizio e il sostegno alla debolezza dell’uomo, non lo spirito di proselitismo o di conquista, sono l’anima della missione del discepolo evangelico: evangelizzazione come conseguenza della carità e come testimonianza dell’amore di Dio verso tutti gli uomini.
2. Pregate il signore della messe. Di fronte alle esigenze del ministero e alla scarsità delle risorse, Gesù raccomanda una cosa sola: “Pregate il padrone della messe”. Dio nella sua scienza imperscrutabile è molto libero, chiama le persone più impensate, uomini e donne fragili e peccatori, affinché siano suoi collaboratori nel trasmettere al mondo il suo messaggio di grazia e di pace, affinché facciano conoscere ad altri uomini il mistero della vita divina, che è vita di comunione.
La chiamata non dipende dalle proprie capacità intellettuali o organizzative, e neppure deriva da una designazione popolare. Solo Dio tocca il cuore e converte, non le nostre iniziative; a noi semmai incombe l’obbligo di preparare il terreno favorevole affinché la chiamata di Dio possa trovare riscontro.
Mai come oggi si è pregato tanto per le vocazioni, si fanno convegni, ricerche statistiche e studi sociologici, ma per conseguire l’effetto desiderato bisogna premettere a tutto una intensa vita cristiana.
La chiamata di Dio cade in terreno arido, non trova corrispondenza se non c’è una comunità che crea un substrato favorevole, e spesso le parrocchie garantiscono alcuni servizi, ma poche volte coinvolgono le persone in una vita di fede.
Le vocazioni sono espressione e conseguenza della vivacità di una Chiesa che si lascia guidare dallo Spirito Santo. Non mi risulta che San Benedetto o San Francesco avessero un Ufficio Vocazioni, avevano però le vocazioni.
3. Gratuitamente avete ricevuto. La risposta alla chiamata è gratuita e non spiegabile umanamente, perché non è la conseguenza di un ragionamento, ma l’incontro della fragilità umana con la grandezza di chi chiama. Soltanto attraverso uomini che si lasciano toccare nel cuore da Dio, Dio farà ritorno presso gli uomini. L’amore è gratuito, non si compra, non si paga.
Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno di persone che tendano la mano a tutti gli uomini per testimoniare l’amore gratuito di Dio.
† Alberto