
Domenica 30 aprile – IV Domenica di Pasqua
(At 2,14.36-41; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10)
In questa domenica dedicata alla celebrazione di Gesù Buon Pastore dal 1964 per decisione del papa San Paolo VI siamo invitati a una preghiera più intensa per la santificazione del clero e per le vocazioni al ministero consacrato. Alla preghiera uniamo il sostegno verso i nostri preti e creiamo un ambiente adatto ad accogliere la chiamata del Signore. Purtroppo la cultura attuale e il calo numerico delle nascite riducono la quantità della risposta.
1. Il pastore entra dalla porta. L’autentico pastore entra nel recinto dalla porta, non scavalca il muretto di cinta come un rapinatore. C’è solo un ingresso alle pecore, e questo è occupato da Gesù, anzi, lui stesso è la porta, perché c’è solo una via al Padre, ed è Gesù. Non c’è redenzione al di fuori di lui, solo attraverso di lui gli uomini possono arrivare all’incontro con il Padre, come diciamo nella preghiera eucaristica: “Per Cristo, con Cristo, in Cristo”. I vangeli sinottici sottolineano che al momento della morte di Gesù il velo del tempio “si squarciò in due”, perché ha finito il suo ruolo di separazione, e Gesù con la sua morte ha aperto una nuova strada per entrare nel santuario del cielo. Questa è la spiegazione teologica della Lettera agli Ebrei: “Noi abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne”.
2. Chiama le sue pecore, ciascuna per nome. Il pastore chiama le “sue” pecore per farle uscire, perché probabilmente in un unico ovile custodito da un solo guardiano notturno diversi proprietari portavano le loro pecore. Dopo aver fatto uscire le proprie pecore, il pastore cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Il camminare davanti del pastore e il seguire delle pecore hanno un ovvio significato riferito a Gesù e ai credenti.
3. Io sono venuto perché abbiano la vita. In contrapposizione al ladro che viene per rubare, uccidere e distruggere, Gesù è venuto perché le pecore “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Ha preso su di sé le nostre angosce, ha unito a sé la nostra natura umana di peccato e ci ha aperto la strada verso la vita nuova, ci ha resi partecipi della natura divina e figli adottivi di Dio. Per essere la Porta delle pecore e aprire una via di salvezza, era necessario che il Figlio di Dio scendesse nella nostra miseria e prendesse su di sé il peso dei nostri peccati. Il Buon Pastore ha avuto questa immensa generosità ed è diventato così il nostro sommo sacerdote perfetto, che ci comunica il dinamismo del suo sacrificio, dinamismo di amore sotto la duplice forma di docilità filiale verso Dio e di solidarietà fraterna aperta a tutti. Gesù è stato il punto di collegamento tra l’uomo e Dio, il pontefice che ha riaperto il ponte di collegamento, e poi ha lasciato ai presbiteri il compito di perpetuare la sua azione.
† Alberto