

Chiariamo subito: chiediamo scusa al drammaturgo irlandese per l’utilizzo stiracchiato del titolo del suo capolavoro e non siamo tra quelli che citano il presidente del Consiglio in pectore con il nome di battesimo, ritenendo più rispettoso l’uso del cognome. Il tema che vogliamo affrontare è molto semplice: quale è la vera Giorgia Meloni? La leader barricadiera capace di aumentare a dismisura i consensi attraverso comizi urlati?
La politica scaltra che ha capito che rappresentare l’unica forza di opposizione al governo Draghi avrebbe contribuito ad allargare a dismisura la sua base elettorale? L’apprendista statista che sa essere moderata sui temi internazionali e resta sovranista e populista su quelli interni? Queste ed altre domande dello stesso tipo sono più che lecite, visto, appunto, che la Meloni si accinge a prendere la guida politica del Paese, oltretutto in un momento di estrema difficoltà economica e sociale.
Ricordiamo velocemente gli slogan urlati in spagnolo, al raduno di Vox nel 2021: “Sono Giorgia (ecco da dove nasce l’uso del nome), sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana. Nessuno me lo può togliere”. Frasi ad effetto, con tutta probabilità pronunciate per infiammare la piazza, ma che esprimevano quella che sembrava essere l’essenza della sua ideologia.
Poi, avvicinandosi le elezioni politiche (dopo aver avuto un ruolo marginale nella cacciata di Draghi, in quanto già fuori dal governo), l’assunzione di atteggiamenti e l’espressione di concetti che l’hanno fatta apparire su posizioni meno estreme: sì all’Europa per la guerra in Ucraina e per il caro energia, conferma di un atlantismo già espresso da tempo. Addirittura rassicurante sui diritti individuali.
Dopo l’innegabile vittoria elettorale, nessun clamore, nessuna festa, subito a studiare da presidente del Consiglio, sempre attenta a lasciare nelle mani di Mattarella il pallino. Infine, partecipando con un video-messaggio al raduno di Vox lo scorso 9 ottobre, la conferma di questa ambiguità di fondo: atlantista ed europeista su guerra ed economia, simpatizzante di Visegrad sugli altri temi. Dichiarata la volontà di “trasformare queste idee in concrete politiche di governo”, in sintonia con “i nostri amici della Repubblica Ceca e della Polonia… i nostri amici svedesi… i nostri amici lettoni”.
Peccato per Orban, troppo legato a Putin e, quindi, al momento impresentabile. “Queste idee” sono ben chiare e comprendono le “radici cristiane” in opposizione alla “violenza islamista”; “frontiere sicure”, “lavoro agli italiani”, rischio “sostituzione etnica”. In sintesi: “Sì alla sovranità del popolo, no ai burocrati di Bruxelles, sì alla nostra civiltà e no a chi vuole distruggerla”. Ecco perché è lecito chiedersi come sarà la vera Meloni ed aspettare che la stessa si manifesti. La prima occasione sarà data dalla formazione del suo governo.
Antonio Ricci