Don Luca Franceschini a  capo dell’ufficio nazionale  per i beni culturali

Nominato nel corso dell’ultimo consiglio permanente della CEI, sarà a Roma nei giorni feriali ma manterrà la presenza in parrocchia a Massa. Dovrà tenere le relazioni con tutte le Diocesi italiane e il Ministero della Cultura

Don Luca Franceschini

Don Luca Franceschini, del clero della Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli, classe 1966, è stato nominato, al termine dell’ultimo consiglio permanente della CEI, “direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali e l’edilizia di culto”.
Un incarico prestigioso e delicato. Il suo ufficio infatti costituisce lo strumento operativo al servizio della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana nella collaborazione con le Diocesi, le Conferenze Episcopali Regionali e le Società di vita apostolica in tutto ciò che riguarda l’edilizia di culto, la tutela e la valorizzazione, l’adeguamento liturgico e l’incremento dei beni culturali ecclesiastici. Competenza dell’Ufficio anche la cura di archivi, biblioteche, musei, collezioni ecclesiastiche.
“Dovrò adoperarmi – ha dichiarato don Luca all’indomani della nomina – perché l’Ufficio, composto di dodici collaboratori, funzioni secondo quanto chiesto dalla Chiesa italiana, tenere le relazioni con le Diocesi e in particolare con gli incaricati diocesani per i beni culturali e l’edilizia di culto per supportarli nel loro percorso di servizio alle Chiese locali e per la loro formazione. Inoltre sarò mio compito tenere le relazioni con il Ministero della Cultura. L’Ufficio è supportato da un Comitato e da una Consulta nazionale presieduti da un vescovo, attualmente il vescovo di Aosta, organismi di cui sarò vice-presidente”.
Il nuovo incarico, per don Franceschini, non è una novità, semmai un punto di arrivo di una lunga esperienza maturata su campo. Da 15 anni si occupa dei fondi dell’8xmille destinati ai beni ecclesiastici di Massa Carrara e da 13 di quelli della Toscana. Inoltre dal 2015 fa parte del comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali della Chiesa. Ciò che cambia sono le responsabilità e l’estensione.
Come conciliare il nuovo incarico, con l’impegno della parrocchia e delle altre attività diocesane?
“Non potrò continuare a fare tutte le cose che facevo fino ad oggi – ha dichiarato – e in alcuni ambiti dovrò essere sostituito. Il primo che lascio sin da subito è quello di incaricato regionale in quanto incompatibile con il nuovo ruolo. Con l’attuale Amministratore apostolico della Diocesi valuteremo poi l’individuazione di eventuali collaboratori che mi supportino dove necessario, come ad esempio, nel servizio in parrocchia durante i giorni feriali, quando necessariamente sarò a Roma”.
Il volto di don Franceschini, inconfondibile con la sua folta barba bianca, è noto in tutta Italia, essendo stato protagonista, qualche anno fa, di un spot televisivo a favore “dell’8xmille alla Chiesa Cattolica” durante il quale presentava un progetto di recupero e trasformazione di un immobile in un oratorio parrocchiale. Tra i progetti che lo attendono nella capitale c’è la collaborazione con il Commissario per il terremoto nelle zone colpite negli ultimi anni per molti progetti ancora rimasti in sospeso.
“A breve – ha spiegato – è previsto un convegno per la formazione degli operatori degli archivi ecclesiastici. Per il nostro Ufficio grande sfida rimane sempre quella di confrontarsi con l’arte e l’architettura contemporanea per quanto riguarda la costruzione delle nuove chiese e gli adeguamenti liturgici, in particolare delle cattedrali. Data la mia formazione vorrei anche portare avanti una riflessione che avevamo già iniziato per quanto concerne il restauro degli organi a canne storici che sono uno degli elementi del nostro patrimonio ecclesiastico”.
Alla domanda su come hanno reagito i parrocchiani e i collaboratori più stretti alla notizia della nomina, ha risposto: “ho trovato nei parrocchiani gli stessi sentimenti che ho sperimentato io stesso: una punta di tristezza per l’allentamento delle relazioni interpersonali e della presenza sul territorio anche se tutti mi hanno partecipato la gioia per questo importante incarico. Da molti ho avuto messaggi di congratulazioni e di simpatia ma soprattutto di incoraggiamento e stima. Come già dicevo non potrò fare a meno di un aiuto in quanto spesso non sarò presente nella vita ordinaria tuttavia intendo mantenere la relazione vera, paterna e pastorale che un parroco deve avere. D’altra parte anche il mio predecessore nell’Ufficio aveva mantenuto il ruolo di parroco con un vicario parrocchiale. Spero anch’io di riuscire in questo compito”.

Renato Bruschi