Uno studio del Celam: colpiti soprattutto i più fragili
“La diffusione del Covid-19 e dei suoi effetti economici, sociali, politici e ambientali sono aggravati dai problemi strutturali di America Latina e Caraibi: principalmente, gli alti livelli di disuguaglianza, la precarietà e informalità lavorativa, la mancanza di protezione sociale, il degrado ambientale, povertà e vulnerabilità”. Inoltre, “la regione è caratterizzata da sistemi sanitari e di protezione sociale deboli e frammentati e da insediamenti urbani emarginati in espansione, privi di accesso ai servizi di base. La regione presenta anche grandi flussi migratori e sfollamenti di popolazione, nonché conflitti di varia natura, e risente in modo sproporzionato delle conseguenze della crisi climatica”.
È l’analisi, dura, ma documentata e aderente ai fatti, proposta dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), che ha pubblicato di recente uno studio presentato ufficialmente nei giorni scorsi nell’assemblea generale del Celam. E che è doppiamente importante: da un lato, per l’attualità del contenuto e la completezza dei dati, dall’altro perché rappresenta il primo lavoro elaborato da un nuovo servizio del ristrutturato Celam, il Centro di gestione delle conoscenze. Il centro si è avvalso della collaborazione di due “reti”: quella delle Università cattoliche del continente, e quella degli Osservatori del divario sociale e della povertà. A partire dal più strutturato e radicato, l’Osservatorio del divario sociale dell’Università Cattolica argentina (Uca).
Il sociologo Agustín Salvia, coordinatore dello studio, guida l’Osservatorio dell’Uca e spiega al Sir: “L’impatto della pandemia sulle società latino-americane è stato devastante, anche perché ha amplificato situazioni che già esistevano, a partire dalla diseguaglianza, la più alta del pianeta. Nel continente sono tantissime le persone che in pratica vivono in strada, o quelle che abitano in abitazioni affollate e fatiscenti, nelle periferie delle grandi città. Le restrizioni e l’isolamento hanno colpito queste persone con maggiore gravità”. Per non parlare dei servizi sanitari inadeguati, emersi in modo drammatico durante le ondate che si sono susseguite nei vari Paesi, soprattutto in Brasile, Messico, Colombia, Perù e Argentina.
Salvia snocciola dati eloquenti, in parte tratti dai lavori degli Osservatori, in parte dagli studi della Cepal, la Commissione dell’Onu per l’America Latina. “Nel 2020, l’8,4% della popolazione mondiale viveva nella regione latinoamericana e caraibica. A dicembre dello scorso anno, il 18,6% delle infezioni accumulate da Covid-19 e il 27,8% dei decessi causati da questa malattia erano concentrati in questa parte del mondo”. Con pesanti conseguenze: “Un bambino su 5 nel Continente è denutrito, il 47% vive in ambienti poveri. Si stima che 47 milioni di persone abbiano perso il lavoro”.
(B.D. – SIR)