La crisi non conosce distinzioni di nazionalità

Centro Astalli. Con la pandemia sono molti anche gli italiani che chiedono cibo e aiuti

Tutti nella stessa barca della crisi. Come gli italiani anche molti rifugiati, impiegati soprattutto nella ristorazione o nel settore alberghiero, hanno perso il lavoro a causa della pandemia. Molti sono rimasti esclusi dall’accesso agli ammortizzatori sociali e sono tornati a chiedere cibo e sostegno economico alla mensa romana del Centro Astalli. Nel 2020 sono stati distribuiti in media 210 pasti al giorno. Per la prima volta dopo molti anni hanno chiesto aiuto anche italiani.
Il servizio dei gesuiti per i rifugiati, nelle sue 8 sedi territoriali (Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Trento, Vicenza, Padova), è stato al fianco di oltre 17.000 persone, di cui 10.000 a Roma. La richiesta di servizi come la mensa, le docce, i pacchi alimentari, le medicine è forte in tutti i territori: si calcolano 3.500 utenti alla mensa di Roma (tra cui 2.198 richiedenti o titolari di protezione); di questi più del 30% è senza dimora, in stato di grave bisogno. Nella sola capitale sono stati distribuiti 54.417 pasti. Sono alcuni dei dati e situazioni descritte nel Rapporto annuale 2021 del Centro Astalli, presentato martedì scorso. Ne emerge un quadro in cui “l’onda lunga dei decreti sicurezza e le politiche migratorie, di chiusura – se non addirittura discriminatorie – che hanno caratterizzato la normativa su immigrazione e asilo fino a fine 2020, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità”.
Il 2020 ha registrato un aumento degli arrivi via mare di migranti in Italia (34mila), dopo due anni di diminuzione (23mila nel 2018 e 11mila nel 2019). Allo stesso tempo, però, sono diminuite le richieste d’asilo: 28mila (contro le 43.783 del 2019). In un anno di accompagnamento dei migranti forzati, complice la pandemia, il Centro Astalli ha registrato però “un aumento degli ostacoli frapposti all’ottenimento di una protezione effettiva, un intensificarsi del disagio sociale e della marginalizzazione dei rifugiati”. In tal modo, molte situazioni, già in equilibrio instabile, si sono trasformate in condizioni di grave povertà. Normative e prassi dei singoli uffici trasformano la burocrazia in “un potenziale vicolo cieco” che impedisce la tutela dei diritti.
La crisi sanitaria ha inoltre messo in evidenza “le lacune del sistema sanitario e del welfare territoriale”.
Il blocco degli ingressi in 90 Paesi a causa della pandemia, la mancanza di azioni di soccorso e ricerca nel Mediterraneo centrale da parte di governi e Unione europea, la limitazione delle azioni delle Ong,  “non ha bloccato i flussi irregolari di migranti ma ne ha reso solo meno visibili le conseguenze”, osserva il Centro Astalli. Nel 2020 sono stati oltre 11.000 i migranti soccorsi o intercettati nel Mediterraneo, riportati in Libia e lì detenuti in condizioni che le Nazioni Unite definiscono “inaccettabili”. A questi si aggiungono le oltre 1.400 vittime accertate di naufragi nel corso del 2020.
“Le conseguenze dei decreti sicurezza sono ancora ben visibili”, si afferma nel Rapporto, documentando come il 36% delle persone che si sono rivolte all’ambulatorio del Centro Astalli Palermo non risultava iscritta al Servizio sanitario nazionale, “per difficoltà relative alla residenza o al titolo di soggiorno”. Questo rende molto più difficile motivare le persone a investire tempo in percorsi di integrazione: “molte hanno fretta di trovare un’occupazione qualsiasi (anche in nero o sottopagata), per non rischiare di perdere il permesso di soggiorno”.
La pandemia ha messo a dura prova soprattutto le famiglie rifugiate, in particolare quelle numerose e quelle monoparentali. La permanenza all’interno dei centri resta lunga (almeno 12 mesi) e  dopo l’uscita le famiglie vivono nella precarietà per la mancanza di reti di sostegno informali, parentali o amicali. Nel 2020 il servizio di accompagnamento all’autonomia ha sostenuto 178 madri sole (il 54% del totale). Un supporto costante è necessario anche per i minori stranieri non accompagnati.
Le persone accolte nella rete del Centro Astalli sono state 882. Nel 2020 a Roma sono state sostenute dallo Spazio Inclusione e dal Servizio di accompagnamento all’autonomia oltre 600 persone, il 30% in più rispetto al 2019. 
Anche a Trento lo sportello lavoro ha registrato un aumento di oltre il 30% del numero degli interventi effettuati. Sono stati inseriti 83 beneficiari nelle comunità di ospitalità che il Centro Astalli gestisce a Roma in collaborazione con 30 congregazioni religiose. A Trento, poi, 4 studenti universitari italiani fuori sede hanno iniziato un’esperienza di convivenza con 10 richiedenti asilo in una struttura dei padri comboniani. Anche a Roma nel 2020 è iniziato un co-housing di 5 universitari: 3 rifugiati e 2 italiani. Nei progetti di sensibilizzazione del Centro Astalli in circa 200 istituti scolastici di 15 città italiane sono stati coinvolti circa 15.000 studenti, in gran parte con la didattica a distanza. Oltre 400 i volontari italiani e stranieri nelle 8 sedi territoriali.        (P. C.)