
Il governo ha chiesto al Parlamento un nuovo rilevante scostamento di bilancio

La scorsa settimana il Consiglio dei ministri ha varato il Documento di economia e finanza per l’anno in corso e i due seguenti e ha deciso di chiedere al Parlamento un nuovo, ingentissimo scostamento di bilancio per poter finanziare un nuovo decreto con misure di sostegno alle attività produttive: si tratta di 40 miliardi a cui vanno aggiunti altri 30 miliardi, spalmati in più anni, per dare corpo ai progetti che non potranno entrare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), vale a dire il Recovery Plan, da presentare tassativamente a Bruxelles entro la fine del mese.
I prossimi quindici giorni saranno frenetici e decisivi sul piano politico-economico. Mentre in Parlamento va avanti il “decreto sostegni”, si discute già da inizio aprile di un decreto bis che nel titolo potrebbe portare esplicitamente la parola “imprese” e definire ulteriori forme di ristoro che nel dettaglio saranno definite nei prossimi giorni. La novità, peraltro annunciata, è la linea di finanziamento complementare che affiancherà il Pnrr. Il governo punta su questi investimenti aggiuntivi per incrementare la spinta alla economia. Tra decreti e legge di bilancio, dallo scorso anno sono stati messi in campo 180 miliardi. Per quest’anno si prevede un indebitamento netto dell’11,8% (contro il 9,5% del 2020) e se si vuole provare a riportare il deficit sotto il 3% nel 2025 o si taglia o si cresce di più.
È stata inevitabilmente scelta questa seconda strada. Per quest’anno, intanto, si prevede un aumento del Prodotto interno lordo pari al 4,5%. Il governo sta procedendo in parallelo con la messa a punto del Pnrr che Draghi presenterà ufficialmente alle Camere il 26 e il 27 aprile e che probabilmente sarà accompagnato da due decreti: uno per la semplificazione delle procedure – i fondi europei saranno erogati solo a fronte di realizzazioni ben scadenzate – e un altro per la governance, che alla fine potrebbe essere affidata proprio al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), un organismo che già esiste e già prevede la presenza sia dei ministri competenti sia dei presidenti delle Regioni di volta in volta interessate. Ma questo è ancora un campo tutto da verificare.
Una decina di giorni fa, intanto, è iniziato il confronto con le Regioni e gli enti locali, da un lato, e con i partiti di maggioranza e opposizione, dall’altro. Se il ruolo delle Regioni si evidenzierà nella fase di attuazione del piano, quello dei partiti è importante ora; non solo quanto alle scelte economiche, ma anche nella capacità di dare risposta ai bisogni.
Anche l’Ocse sottolinea che “la crisi rischia di far calare ulteriormente i tassi di occupazione, già bassi, e di rafforzare le disuguaglianze”. Bisogna, quindi, ricucire le fratture.