Le vie del Sangue e del Vento

Domenica 20 dicembre – IV di Avvento
(2Sam 7,1-5.8-12.14.16;  Rm 16,25-27;   Lc 1,26-38)

48vangeloSono le vie del Sangue e del Vento, che di Carne e di Spirito si compone la storia di ogni uomo. Peccato grave è la loro separazione: lasciarle danzare è la via della saggezza. Sangue e Vento. Anche Dio sceglie di imparare la via della mortalità passando da questa danza: di sangue di donna e di ali di angelo. Dal sangue di una ragazzina a pulsare di nuova vita, fecondità inaudita, piccolo cuore di Dio a battere accanto al piccolo cuore di donna. E Vento: battito d’ali, Parola che feconda, misterioso divino visitatore, raccolta di una storia Antica come l’Eternità, quella di un Dio prossimo al tentativo di vita di uomini giusti. E di donne aperte al Sorprendente. E del Suo modo paziente di mostrarsi. Così sceglie Dio di entrare nella storia. Di sangue e di vento.
Avvicinarsi silenziosi a questa pagina di vangelo è precauzione fondamentale. Basta una parola fuori posto a incrinare la perfezione dell’Annunciazione. L’equilibrio perfetto tra Sangue e Vento, Carne e Spirito. Un passo falso e tutto si riduce a meno di niente. Ridurre a cronaca è banalizzare, così come relegare ad uno spiritualismo acritico. Sangue e Vento, insieme.
Il sangue stupito di una ragazzina che si sente amata da uno sguardo di Vento che conosceva da sempre e che però non era ancora sceso così profondamente. Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te. Ogni storia d’Amore parte da qui. Gioia, pienezza d’amore e prossimità. Da questo affondo deciso alle nostre solitudini, a quelle che subiamo e a quelle che scegliamo. Con te, la storia si compie sempre dentro una proposta di alleanza. Questo è il primo passo di Dio. Alleanza che si consuma, nel vangelo, scegliendo la poetica ricercata della periferia. Arte povera quella dell’annunciazione. Dimenticato l’oro e il sacro si sceglie il quotidiano. Abbandonato il Tempio si rimane un stanza nuda: la poetica delle piccole cose. Piccola cosa, come Maria. Arte Povera. Lo splendore nascosto nella polvere dei giorni. E da qui noi dovremmo ripartire. In un cammino di umanesimo deciso. Innamorarsi del sangue e della polvere per dire che la Speranza fiorisce nella carne del quotidiano.
Signore soffia, a pochi giorni dal Natale, un respiro di Vento nuovo nelle vene stanche delle nostre esistenze. Donaci la forza della prossimità. Quella che ci permette di stare nel cuore delle relazioni che viviamo. Donaci il coraggio dell’amore e la verginità degli occhi. Donaci la forza di dire sì alla tua Parola. E che la nostra paura non si opponga troppo alla tua fantasia. Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola.

don Alessandro Deho’