La nostra storia di migranti che continua ancora oggi

Nel rapporto “Italiani nel Mondo” di Migrantes un’analisi delle nostre migrazioni

Adolfo Tommasi, "Emigranti" (1896)
Adolfo Tommasi, “Emigranti” (1896)

Lunigiana terra di migranti, di ieri ma anche di oggi. Ce lo ricorda l’edizione 2020 del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione “Migrates” della Cei che dedica un capitolo alla storia delle migrazioni dalla provincia di Massa Carrara e dalla Lunigiana in particolare. La stesura del testo è stato affidato alla prof. Caterina Rapetti che spiega come le vallate dell’Appennino siano state “fin da epoche lontane, terre di emigrazione”.
Già in secoli lontani si erano registrate partenze dalla nostra provincia, protagonisti ad esempio i lapicidi di Carrara che nel XV secolo emigravano nelle città dove le loro non comuni competenze erano richieste per i monumenti che là venivano innalzati. Artigiani ed artisti, in una lunga teoria di volti che hanno lasciato i laboratori apuani per rispondere alle chiamate di altri territori: una tradizione che continua ancora e che ha avuto uno dei casi più noti in quei carraresi che all’inizio del XIX secolo furono chiamati a decorare il Campidoglio di Washington destando la meraviglia dei committenti.
Fu però la crescente pressione demografica a provocare le partenze di massa, prima verso mete che, come le Maremme o la Corsica, permettevano assenze temporanee per una parte dell’anno. Nel saggio Caterina Rapetti sottolinea come nel 1811 il sindaco di Mulazzo avesse quantificato in un terzo la popolazione assente dal Comune per metà dell’anno, diretta verso “il Senese, la Maremma toscana, gli Stati di Parma e di Brescia a procurarsi ventura ed il soldo da pagare i tributi e non bastando tutto ciò si prepara l’un dopo l’altro alla definitiva espatriazione”.

Adolfo Lisoni di Toplecca, assieme ad un conterraneo, impegnato nella posa di tubature all'esterno di una miniera negli Stati Uniti nel 1915 circa. Il Lisoni, rientrato in Italia, mise a frutto le esperienze maturate negli USA quando, qualche anni dopo, la frazione di Toplecca venne collegata alla rete elettrica e era lui ad avere le competenze per riattivare i primi rudimentali impianti elettrici quando questi, in molte delle abitazioni del paese, facevano le bizze.
Adolfo Lisoni di Toplecca, assieme ad un conterraneo, impegnato nella posa di tubature all’esterno di una miniera negli Stati Uniti nel 1915 circa. Il Lisoni, rientrato in Italia, mise a frutto le esperienze maturate negli USA quando, qualche anni dopo, la frazione di Toplecca venne collegata alla rete elettrica e era lui ad avere le competenze per riattivare i primi rudimentali impianti elettrici quando questi, in molte delle abitazioni del paese, facevano le bizze.

In tutto l’Appennino, la fame cresce con l’aumentare delle bocche e tanti emigrano senza un mestiere né una prospettiva certa: sono venditori ambulanti con sulle spalle una cassetta di legno o una gerla contenente poche cose da vendere nelle cascine delle pianure del nord; ma anche girovaghi, suonatori ambulanti spesso costretti a chiedere una moneta al termine di un piccolo spettacolo.
Tra i venditori ambulanti assumono un ruolo importante quelli che cominciano ad inserire tra le “pietre da rasoio”, richieste per affilare le falci e altri attrezzi agricoli, anche libri che trovano mercato nelle campagne dove inizia a produrre effetti positivi la scolarizzazione .
Dai libri nella gerla a quelli sulle bancarelle e alle case editrici: Emanuele Maucci, partito da Parana e fondatore della “Editorial Maucci” a Barcellona, diventerà all’inizio del Novecento uno dei maggiori editori in lingua spagnola. Alla fine dell’Ottocento sono innumerevoli le partenze per le Americhe: le grandi pianure del “mondo nuovo” cercano braccia da lavoro, richieste soprattutto in Brasile e in Argentina. E don Luigi Castellotti, parroco di Grondola, nel 1890 scrive: “popolazione complessiva 444 persone, presente 344, assente (nell’America) 100”.
Pontremoli, Zeri, Fivizzano… e poi Bagnone, Mulazzo, Comano… una storia durata più di un secolo, costituita da migliaia di storie individuali, fatte di successi e di delusioni, di vite dignitose e di tragedie. Una storia che continua ancora oggi su un duplice livello. Il primo è quello di chi continua a partire; sono spesso giovani qualificati, ma sono anche tanti coloro che non riescono a trovare una risposta economica in loco, né qui sono in grado di soddisfare le proprie ambizioni: la meta è spesso al di là dei confini nazionali.
Si continua ad essere migranti, e sono stati 131mila color che anche nel 2019 hanno lasciato l’Italia alla ricerca di lavoro. L’autrice cita la storia di Stefano, uno dei giovani lunigianesi che in questi anni sono emigrati: a Londra ha trovato lavoro e una nuova prospettiva di vita, creando una propria famiglia. “Si è attratti – racconta – dalle opportunità di crescita personale e professionale ed anche per un certo spirito di avventura, o per la curiosità di un’esperienza di vita in uno dei più dinamici e stimolanti centri del mondo contemporaneo”, dove si può vivere in una vera apertura al mondo.
Il secondo livello è quello degli italiani che vivono all’estero, dove spesso sono nati, discendenti di terza o quarta generazione di coloro che sono partiti decenni fa, che tornano a guardare con interesse al Paese dei progenitori. Sono loro che avviano le pratiche per l’iscrizione nell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero o iscrivono nei registri dei Comuni apuani ogni nuovo nato. Così un Comune come Pontremoli, ad una popolazione di 7.099 abitanti aggiunge 2.829 persone residenti in decine di Paesi del resto del mondo; in pratica fuori da Pontremoli c’è un altro 40% di pontremolesi! E che dire di Zeri? Popolazione 1.004 persone, residenti all’estero altri 836; il comune all’estremo limite nord occidentale della Toscana è al secondo posto in regione per incidenza di iscritti all’Aire: il suo 83,3% è secondo solo al garfagnino Careggine che arriva a 88,9%. E Comano? Per il più piccolo dei Comuni lunigianesi c’è il quarto posto in Toscana con il 60,3%: 416 iscritti all’Aire e 690 residenti.
Una storia che continua e di fronte alla quale, “non possiamo non pensare che, ora come allora, l’Italia con queste partenze perde parte delle sue forze migliori”.

Paolo Bissoli